Nella corrispondenza fra Blogger, capita che un’affermazione pacifica venga intesa come contundente. Succede perché sentiamo solamente le emozioni che, noi, diamo alle parole che riceviamo. L’impossibilità a sentire le emozioni del corrispondente ci obbliga ad interpretarle. L’interpretazione, può risultare anche non condivisa perché filtrata da soggettivi stati d’animo. Al che, i possibili guai! Certamente non vi è guaio (qui parlo solo di me, ovviamente) quando ricevo un: Vitaliano, ti voglio bene. Come nel caso detto sopra, però, so, ma non sento, quello che l’altro/a mi scrive.
Al che posso dire che tale dichiarazione mi risulta a metà. Ho un solo modo per sentirla completamente, e, cioè, sovrapporre su quella, il ricordo delle emozioni ricevute e ricambiate. Per questo, però, se è vero che da un lato non è più una dichiarazione a metà, dall’altro diventa una dichiarazione affettiva a tre, cioè, fra chi la manda, chi la riceve, e il soggetto amoroso che mi ha permesso la comunione fra il sapere cos’è ti voglio bene ed il sentire cos’è ti voglio bene. Non amo gli amori a tre. Sarà perché non capisco chi sia il tradito dalla parola. Sarà perché non amo pensare di esserlo io. Sarà perché non amo pensare di essere io, il tradito – traditore della parola.
ANDANDO PER SCALINI