Sia pure per altra via, cultura, e un alterno intendere i simboli e i significati, credo nell’esistenza della vita spiritica e spirituale che L’Islam chiama houri. Al proposito, il Profeta sostiene che una volta raggiunto il Paradiso, ai martiri di quella fede spettano settantadue vergini. Non vada oltre con i pensieri il credente islamico umanamente semplice: gli spiriti sono asessuati. Il rapporto di vita fra spirito che sarà e spirito che è stato avviene per corrispondenza di forza. In ragione della corrispondenza di forza, la corrispondenza di vita è fra spiriti affini. Per quella necessaria affinità, all’islamico di valore spirituale cinque (ad esempio) corrisponderanno houri di paritario valore. Nessuno può dire, però quale sia l’effettivo stato di spirito del vivente che lascia questo piano della vita. Così, nessuno può affermare, se non per generosità di cuore, con quali spiriti (forze della vita) corrisponderà un trapassato. Al più, lo si può sperare. Si può sperare ma non sapere perché solo dopo il confronto di spirito con quello della Vita, farà sentire al credente con quali spiriti (prossimi o non prossimi allo Spirito) corrisponderà il suo spirito: vuoi per essere servito come anche per servire. La vita, infatti, non ammette la mancanza di reciprocità perché non ammette il vuoto. Vita, infatti, è corrispondenza di stati in tutti e fra tutti gli stati. Non vi è corrispondenza di stati, tanto quanto vi è errore e/o dolore, sia contro il proprio vivere, sia contro il vivere altrui, sia contro i principi del Principio. Ne consegue che l’entrata nel Paradiso di Allah dei martiri islamici (come d’altra parte di tutti) non può non essere sottoposta ai costi (nondimeno ai guadagni) che vi saranno nell’autonomo giudizio che si darà il credente che avrà raggiunto la Luce: universale simbolo di Verità.
DENTRO FUORI OLTRE