Una volta (lo sentii nella testa) una voce d’uomo mi disse: scrivi. Stavo passeggiando in piazza Bra. Un’altra volta (sempre nella testa) una voce di donna, (cantata, sonora, bellissima) mi disse: buongiorno: era mezzanotte. Sempre nella testa, una voce da ” rana ” mi disse: Ti fa piacere? In quel momento stavo sentendo del solletico fra i glutei. Un’altra volta nella testa sentii dei passi. Erano passi pesanti, dominanti, inquietanti, sicuri. Ad un certo punto non li sentii più. Non li sentii più perché cessai di udirli, o perché chi camminava era giunto alla meta? Dal momento che li sentivo nella testa, e che la testa è il luogo naturale del pensiero, cessarono perché erano giunti fra i miei naturali pensieri? E’ ben vero che chi mi disse scrivi non mi disse di farlo subito, così come un augurio di buongiorno non è meno valido se detto a mezzanotte ma, perché fuori contesto? Perché chi mi disse buongiorno era alla luce? Perché non in grado di vedere il nostro buio? E perché l’imperativo scrivi quando non ero in grado di farlo? Perché richiesta che non tiene conto del come e del quando? Quando chiudo gli occhi e guardo in avanti come se li avessi aperti, vedo dei punti luminosi. Qualche volta solamente uno, più o meno forte. Qualche volta più punti. In qualche caso hanno formato delle visioni: a triangolo con la punta in giù. Non so bene perché ma in quel caso mi lasciarono dentro una pessima emozione. Perché li sentii minacciosi, o perché considerai minacciosa la mia impossibilità a capire?
DENTRO FUORI OLTRE