Direi che Fusaro si sta servendo di Aristotele per lo scopo di normalizzare la Donna che si sta rifiutando di bere al calice di mariani intrugli. Quasi mai consenziente e appagata, la Madre storica è sempre stata un utero in affitto, o per meglio dire, in baratto. Il Fusaro non può non sapere, infatti, che per secoli la Donna è stata resa madre per gli scopi utilitaristici dell’ambito famigliare di provenienza come di destinazione. Direi, quindi, resa Madre dagli scopi, prima ancora che dall’Uomo. Sino a che è durato l’andazzo, (ed è possibile che duri ancora dove il vero fecondante è l’interesse economico) più che di libero dono (l’amore per il figlio) si dovrebbe parlare di scambio fra i poteri che, necessitando di eredi, necessariamente si servono della Donna, anche quando alla Donna non servono. Direi che la maternità è liberamente donativa (e tanto quanto) quando ama chi l’ama, e che per quell’amore, ama quanto ne consegue. Nel caso, non di affitto parlerei ma di paritario scambio fra libere proprietà. Dove (da una parte o dall’altra) vi cessazione del sentimento di vita fra libere proprietà, la maternità torna ad essere un reciproco scambio fra tormentate e tormentose utilità. Il Fusaro è contrario agli scambi di vita fra generanti non canonici. Sbaglierò anche, ma ciò lo fa sembrare un filosofo di orti già zappati. Nell’odierno vissuto fra uteri in affitto e amori che affittano, certamente vi è scambio di reciproca utilità. Indipendentemente da soggettivi interessi ci vedo scandalo, però, solo se neghiamo alla vita la possibilità di perpetuare sé stessa, perché non avviene con e nei prefissati modi. La vita è ed ha stato di infiniti stati. Ne consegue, che si può essere tramiti del dono della vita per infiniti modi. Quello citato dall’aristotelico fuso, oggi come oggi, è solo il più stucchevole. Non può meravigliare, quindi, se la donativa Femmina, in potenza Donna e Madre, si sia scocciata della maternità!
ANDANDO PER SCALINI