L’anelito universale (e universalizzante) è nella tensione verso
il Bene
verso il Vero verso il Giusto
Dopo di che, ognuno scrive gli aneliti particolari secondo la propria calligrafia. Mi distinguo dal pensiero che citi per un particolare. La vita, è dialettica non lotta. Il fatto che l’abbiamo resa lotta, non appartiene alla vita: appartiene al carattere della nostra. La vita è un impulso di fame. Il male è in ciò che mangi o in come mangi. Distanziarsi dall’impulso rende anoressica la mente. Il che vuol dire, con buona pace del Budda, che quelli che seguono il suo insegnamento rischiano di vedersi costretti a riaccostarsi alla mensa (la vita) e a doversi cibare di ciò che hanno scartato. La conoscenza rende liberi (non mi ricordo più chi l’ha detto però concordo in pieno) infatti solo la conoscenza attuata dal costante discernere sui cibi, può effettivamente liberare il karma dalla fame di vita, e, quindi, dal dover tornare a questo ristorante. Il messaggio di Cristo tratta innanzi tutto di un Dio padre. Il fatto che sia buono è, per Cristo, una logica conseguenza di Padre ma non è il primo attributo. E’ una logica conseguenza perché è inverosimile, per Cristo, che il Dio che attua la vita sia cattivo. Se lo fosse, per principio avrebbe attuato il dolore. Dio non può attuare due principi. Essendo assoluto, non può, infatti, che concepire il suo assoluto e secondo me il suo assoluto principio è il Bene. Al significato di sottomissione che dai dell’Islam preferisco abbandono. Nella sottomissione è implicita la pena del padronaggio sugli impadronati. Nell’abbandono, invece, la cultura della fede. La seconda è dei mistici sufi. La prima, dei mullah. Sai bene che non sono la stessa cosa né stessa cosa gli impliciti.