Giorni fa, un pensatore dal nome che direi di origine polacca, (se non altro per le y e k nel suo cognome) si stava chiedendo se lo Stato può sopravvivere senza il sostegno della Religione. Secondo me, la domanda da porsi é quella contraria. Si chiedeva, inoltre, se esiste la morale laica, e se sia di bastante, e/o alternativo sostegno sociale. A mio avviso, la risposta è si, per ambo le domande. Perché? Perché il concetto di Bene (personale e sociale) è pre – religioso.
Nel senso che ha preceduto e contribuito a fondare ogni idea religiosa. Il concetto di Bene, è correlato al concetto di sopravvivenza: quella del corpo in primo. Funzionale alla sopravvivenza fisica fu la scoperta del concetto di Vero. E’ vero, infatti, ciò che favorisce il bene. Funzionale al concetto del Vero, fu la scoperta del concetto di Giusto. E’ giusto, infatti, il bene che favorisce il vero (se giudichiamo un dato atto dal punto di vista naturale) come è giusto il vero che favorisce il bene, se giudichiamo un dato atto dal punto di vista culturale.
La corrispondenza dei concetti fra il Bene
il Vero ed il Giusto
ha motivato la scoperta del concetto di Giustizia
Ciò che non è giusto perché non da piacere di bene e di vero, ha originato il concetto di dolore (sotto l’aspetto naturale) di errore (sotto l’aspetto culturale) e di male, sotto l’aspetto dello Spirito: forza della vitalità nella Natura e di vita della Cultura. Mi direte: quello che è bene per me, non necessariamente è vero, e quindi, neanche giusto per un altro piacere. Verissimo. Dalla constatazione, infatti, sono nati due concetti: il soggettivo, e l’oggettivo.
Nel contesto, per oggettivo considero un piacere relativo solamente a me, ed oggettivo, un piacere relativo ad altri da me. Allo scopo di permettere la coesione fra specifiche individualità, (onde permettere la sopravvivenza del bene collettivo) fu necessario fissare delle norme comuni: le oggettive. L’adeguamento a quelle norme formò la prima morale collettiva; e fu naturale, quella iniziale morale, perché nacque dalle esigenze di vita del corpo: vuoi singolo, vuoi collettivo.
Tanto quanto servì alla sopravvivenza della vita singola e collettiva, e tanto quanto la morale naturale, allora codificata, divenne vera, e quindi, giusta. Quello che è vero e giusto sulla carta, però, raramente rimane vera e giusta nella vita. Perché? Perché il bisogno di sopravvivenza (di un singolo e/o di una collettività che sia) è un piacere che può trasformarsi in potere, ed il potere, può mutarsi in sopraffazione: vuoi di singolo su singolo, vuoi di collettività su collettività. Il potere che porta alla sopraffazione cassa i valori della morale naturale che ha originato la culturale, ed in seguito la religiosa.
Nel pessimismo provocato dal riconoscere che la morale naturale non è bastante difesa contro i soprusi del potere, (della natura e/o dell’uomo) gli Antichi sentirono il bisogno di maggiori ausili. Chiamarono Dei, quegli ausili, e li fecero a propria immagine e somiglianza. Vi è conflitto fra morale naturale e morale religiosa? Dipende dal piacere di chi segue l’una o l’altra morale. Se in chi segue l’una o l’altra morale, il piacere gli diventa potere, ed il potere, ricerca di supremazia di uno o dell’altro pensiero, allora vi è inevitabile conflitto!
Può, la morale naturale, esser causa di conflitto con la morale religiosa? A mio avviso, no. La morale naturale, infatti, è molto più tollerante della morale religiosa, perché calibra ciò che è giusto al vero con il bene, mentre, la morale religiosa, calibra, ciò che è giusto al bene con un vero, del quale si reputa unica detentrice. La morale naturale, non sostiene di sapere cos’è la verità. Diversamente, lo sostiene la morale religiosa. Legittimo punto di vista, ma come la sostiene? Con un atto della fede. La fede non ha corpo, quindi, è provata solo dalla speranza in un Credo.
La morale naturale non si oppone alla speranza in un Credo, al più, non ci crede. Questo scetticismo, certamente non invalida la sua capacità di poter concorrere alle necessità unificatici dello Stato, e neanche la sua ricerca verso il bene individuale e sociale. Non trovandola in conflitto con la morale religiosa, quindi, (o quanto meno, con la mia morale religiosa) non vedo perché non debbo accoglierla, ed al caso, difenderla. Tanto più, perché non mi risulta che abbia un debole per le crociate e neanche per le crocifissioni.