Ci può essere chi è distruttivo per il mero “porsi al centro dell’attenzione ma ci può essere chi è autodistruttivo perché non vuole che gli prestiamo attenzione. Ti faccio un esempio. Pensa di avere un difetto fisico, o di avere un qualcosa che tu reputi tale. Tu non vuoi che gli altri lo capiscono, così, te ne vai in giro agitando una mano alzata. Certamente ti diranno che sei pazza, tuttavia, quella follia, da te ricostruita, ti schermerà (anche se questo può portarti a morire) dall’osservazione sul difetto che non vuoi far vedere. Il mondo ci predica la necessità di essere noi stessi, ma se non gli piace quello che sei, finisci col subire infiniti stati e/o condizioni di ostracismo. Ed ora, metti una goccia di ostracismo, poi un’altra, poi un altra ancora. Per anni, così! Non mi meraviglia, quelli che si autodistruggono perché rientrano nell’esempio. Mi meraviglia che non l’abbiano fatto prima e/o in modo più veloce. Sai cosa m’ha salvato dal suicidio da ostracismo? M’ha salvato la nota speranza contenuta nel detto “domani è un altro giorno.” Sperano in un altro giorno, i giovani? Facciamo quanto basta perché abbiano a pensare che domani è un altro giorno? Dovremmo fare in modo che gli sia leggera la vita, affinché non si abbia ad augurare che sia leggera la terra ai caduti sotto le croci che poniamo sulle loro spalle.
ANDANDO PER SCALINI