Democrazia: dalla psiche alla psichiatria.

Ognuno di noi agisce la propria visione politica in ragione di una raggiunta forma mentale. Un insieme di strutture mentali (soggettive, e quindi, private) modellano quegli organismi di potere che abbiamo chiamato partiti. In quanto collettive proiezioni di parti, i partiti godono della maturità degli aderenti, o risentono della non maturità degli aderenti. Sulla carta è tutto un bel dire. Nella vita, invece, non sempre è così; in quanto organismo infinitamente mutevole, infatti, anche la vita dei partiti lo è. Onde impedire alla mutevolezza del pensiero politico di tracimare disordinatamente, regole e leggi lo alveano tra le “sponde” che abbiamo detto Destra e Sinistra. E’ successo (e succede) che date correnti di pensiero (di una o dell’altra parte) abbiano superato quelle sponde per ideologici eccessi.

Di una Democrazia da tanta tracimazione alluvionata, si può dire che non è più governo da Rex Pubblica, bensì, governo da Rex Privata: privata perché prevalentemente personalistica, come de_privata della sua specificità. Il premier della maggioritaria corrente italiana è stato ferito durante un incontro con i suoi sostenitori. L’ha ferito una mente politica personalistica o una mente politica che si è sentita de_privata del suo senso di democrazia? La risposta verrebbe da sé, se stessimo parlando di un aggressore in stato di maturità personale e politica, ma non è così. L’aggressore, è in cura psichiatrica da una decina d’anni. In tale condizioni, direi che nulla e nessuno può dire che quell’attentato cela motivazioni politiche. Al più, lo si può pensare. Al più, lo si può credere. La trasformazione di un’ipotesi in una non verificata certezza, è atto di una mente (o di un partito) che, strumentalizzando un accaduto, si rivela non di meno allucinata del folle che l’ha agito. Si, devo proprio ammetterlo: come Manicomio è scritto di fuori, così anche nella Democrazia è scritto per fuori quello che per dentro non è agito.

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