RACCOLTA DAI PENSIERI
Per quanto ancora sceglieremo Barabba? Caro Francesco, tutti i credenti sono giunti ad accettare l’idea dell’unico Padre. Diverse solo le nostre interpretazioni. Fra le tante, quale la più grande perché la più vera? Quella biblica che lo narra simile al dispotico sovrano che fa e disfa la vita incurante della carne, sia dei sottomessi, sia di chi intendeva far sottomettere? Non so quando il Cristo evangelico smise di accettarlo così. Per quanto raccontano, quello che so, è che smise. Non per perdita di fede, smise, ma, evidente ipotesi, perché quel Padre non corrispondeva ai suo bisogni di figlio.
Del Padre riesco a immaginare solo i principi della sua vita: Natura per quello che è; Cultura per quello che sa; Spirito per quello che sente. Naturalmente, lo posso perché ho elevato al Principio i nostri principi: Natura per quello che siamo; Cultura per quello che sappiamo, Spirito per quello che sentiamo. I principi del Padre sono assoluti. I nostri, a quell’Assoluto somiglianti.
Passami la ripetizione dei pensieri che seguono. Sono come le travi che reggono un soffitto: necessariamente ripetute. Poiché corrispondenza di stati fra Natura, Cultura e Spirito, la vita originata dal Padre è trinitario_unitaria. Il Padre, invece, è l’Uno; lo è perché gli stati al principio sono unitari in assoluto. Se così non fosse, avremmo più principi, in conflitto per bisogni di supremazia. Non risulta da nessuna parte che i bisogni di supremazia siano tipici del Padre. Ben diversamente risulta dalle idee dei figli sul Padre. Il Padre, in quanto vita in assoluto, è identità, in alcun modo scissa.
Se in alcun modo scissa, non può originare che un’unica volontà di vita; dare vita a sua immagine: perfetta! Certamente non sono io quello che sa cosa possa o non possa il Padre. Mi domando solamente: può fare qualcosa di illogico, con ciò intendendo dire un qualcosa che contraddica i suoi principi? Sia per fede che per ragione, secondo me, assolutamente no. Un Assoluto non può proiettare che il suo assoluto, e se assoluto Bene del Padre è ciò che proviene dal suo assoluto Vero perché assolutamente Giusto, assolutamente può operare solamente concedendo il suo assoluto principio: la vita.
Può una potenza (quella che origina la vita) contenere ciò che toglie potenza? Se deriva da un assoluto principio, no. Nell’assoluto principio concesso dal Padre, quindi, non ci può essere nessun errore, nessun dolore, nessun male. Se per molti motivi e/o modi la vita a sua Somiglianza viene scissa (lacerata e sinonimi) fra i suoi principi trova posto l’errore che porta al dolore che porta al Male. Il dolore è il male naturale e spirituale da errore culturale. E’ sommamente importante, quindi, che nulla di esterno alla data vita la separi da sé stessa. Tanto quanto non vi è separazione fra stato e stato, e tanto quanto vi è comunione fra stato e stato.
Non vi può essere comunione fra stato e stato, dove non vi è amore fra stato e stato. Essendo un principio assoluto, il Padre non può non essere che l’assoluta comunione fra i suoi stati. Per questo, è la massima immagine dell’Amore. La storia di Cristo mi fa pensare che nel genitore che ama trovò l’idea di Padre che corrispondeva ai suoi bisogni. Dicendolo d’Amore (il Padre promosso dai suoi bisogni) gli diede nuova immagine. L’amore permette la comunione che permette la vita.
Guaio è, però, che pur permettendo la trasmissione del potere della vita, (e, quindi, del Padre) l’amore non permette la trasmissione del potere di vita su vita. Guaio è, ovviamente, per quelli tentati da quell’imperio, come per quelli che lo attuano e/o lo perseguono: penso al Principato e alla Religione. Vero è, che senza il Principato e Religione come li conosciamo non si costituirebbe nessuna Società come la conosciamo. Si può dire anche vero, però, che una società è legittima tanto quanto concede suoi cittadini quanto è giusto perché bene al vero, e che è malsana tanto quanto non rispetta quella verità.
Ciò vale anche per la Religione quando si fa politica. In vero, per tutte le religioni quando si fanno politicanti per questioni che nulla hanno a che fare con il Padre. Per quanto mi riguarda non ho perplessità nei confronti del Padre secondo Cristo. Sono più che perplesso, invece, nei confronti di quelli che si dicono Vicari di Cristo (e, quindi, del Padre) mentre, più che altro, dimostrano di essere gli interessati esecutori testamentari di un’idea che seguono secondo opportunità, più che secondo verità.
Non sto parlando di te, Francesco: dai discorsi, i presenti sono sempre esclusi. Giunti al punto, che fare, Francesco? Visto che la Barca comunque va, continuare così? Visto che la Barca comunque non potrà andare più di così prima di arenarsi in qualche lido, fare quello che fece Cristo, e cioè, pensare una nuova idea di Padre? E secondo quale verità? Quella indicata dal Bene che è Giusto tanto quanto è Vero mi viene da dire. Guaio è, che del Bene, che è Giusto tanto quanto è Vero, non tutti hanno la stessa idea. Quale, l’universalizzante non solo a parole?
Quello che non ho trovato nella Cultura l’ho trovato nella Natura: il corpo della vita. Nella Natura, vi è verità tanto quanto non vi è dolore. Tanto quanto non vi è dolore, e tanto quanto la Cultura della Natura permette la comunione che porta all’amore che porta all’Amore. Lo so: il guaio maggiore di un’idea che trovo persino ovvia sta nei pastori. Nella ricerca di pascoli per le pecore così abitudinari quando non aggrappati a cattedre e/o a bastoni.
Anni che furono mi sono ritrovato in una situazione particolarmente complicata. Mi rivolsi al Don Ottorino: prete dei Filippini in Verona. Me la risolse. Non risolse quella legata alla mia identità sessuale, ovviamente. Nella mia gabbia, però, apri un piccolo sportello: lassa fare a Lù! (Lascia fare a Lui!) Mentre lo diceva ho pensato: sto qua l’è mato! E se i pazzi avessero ragione, quanto i sani sono in grado di capire (ed accogliere) il Suo intervento? E se per molti motivi spaventati non l’accettassero, sceglieranno Barabba? Ancora?!