Ho già avuto modo di dire che ho manifestato la facoltà pranica dopo aver vissuto delle esperienze nello spiritismo. Non grandi cose, ma non da oggi nel grande c’è il piccolo, come nel piccolo c’è il grande. H2O, ad esempio, è stessa formula dell’acqua, sia in una goccia che in un mare. Nella mia esperienza nello spiritismo, tutto cercavo fuorché il far ballare tavolini. Cercavo nell’Oltre, la vita che mi era mancata in questo. Lo spiritismo, è tutto fuorché scientificamente accertabile, quindi, scienza e scienziato, altro non possono essere che il soggetto che vive quell’esperienza. Comunque stiano le faccende, soggettivamente parlando, è un’esperienza che ho sentito vera, e per tale la spaccio! La mia ricerca nell’Oltre della vita che ho amato, è stata la medicina e la cura che mi ha consentito di superare uno squassante lutto. E’ iniziata, dunque, in un momento di fortissimo dolore.
Se da un lato è stata medicina e cura, dall’altro, è stata anche la chiave che ha aperto gli occhi alla mia coscienza, da prima e da sempre, vista che riguardava solo questo piano della vita. Si, posso dire che è stata il mio “Terzo occhio”. Secondo lo stato della loro forza, gli spiriti sono identità che furono, nella Forza della vita che sono. Sono ancora tali e quali? No! Non lo permette la maggiorata conoscenza circa la coscienza della forza del loro spirito. Spiriti tali e quali a com’erano, rimangono quelli che non prendono e/o non vogliono prendere atto della diversa identità data dalla diversa conoscenza. Come nella relazione con voi la mia vita trova di che aver maggior forza, così, nella relazione con gli spiriti mi sono ritrovato ad avere un maggior spirito; ed in me, quel maggior spirito è stato l’origine della mia facoltà pranica.
Andando avanti con la lettura, capirete che data la sua motivante sostanza, non è uno spirito leggero. Beati i poveri di spirito, ebbe a dire il Cristo. Più di una volta mi sono domandato se dato il notevole peso della sua forza guaritrice, non avesse rimpianto i tempi in cui non la possedeva. Si. Anche ad una Grande Anima può capitar di cadere sotto il peso della sua vita. Naturalmente, non tutte le vie della vita sono eguali, così, non eguali sono le facoltà praniche, tanto più, che si corrisponde con gli spiriti, in ragione del nostro stato di spirito. Con questo voglio dire che se il nostro spirito ha valore 3, corrispondiamo con uno spirito di paritario valore. Si da il caso, però, che il nostro spirito sia di mutevolissimo valore, al che, non potremo mai dirci di corrispondere solamente con lo stesso spirito. Al più, se il nostro spirito è di prevalente valore 3, prevalentemente corrisponderemo con uno spirito di eguale prevalenza. Occhio! Non sempre siamo in grado di affermare circa lo stato della forza del nostro spirito.
La nostra vita, infatti, è attuata da conoscenze consce ed inconsce. Pertanto, ulteriormente non sempre siamo in grado di affermare circa lo stato della forza dello spirito che corrisponde con il nostro. Secondo infinite scelte di vita (nel vero e/o nel falso, nel bene e/o nel male) in ciò che siamo e con ciò che sappiamo, la forza del nostro spirito forma il nostro prevalente carattere. Verso il bene ed il vero se quello è il nostro prevalente percorso, o verso il falso ed il male (errore che origina dolore) se quello è il percorso che si sceglie. Parlo di prevalente carattere, perché, vita, è stato della relazione di corrispondenza fra tutti ed in tutti gli stati della vita: nostra, altra, o, per chi ci crede, superiore e/o inferiore. Nella prima ipotesi, così come nella seconda, relazioneremo con spiriti di paritaria scelta. Ciò che muova la prima scelta, forma il carattere amoroso di chi la pratica. Chi pratica quel carattere della forza, relazionerà con spiriti di eguale pratica.
Il carattere amoroso del nostro spirito, permetterà accesso nel nostro spirito, del carisma amoroso dello spirito con cui si corrisponde. Sarà amoroso, quindi, il carattere della prano che manifesteremo. Amoroso, è chi è incline a durevoli sentimenti di tenerezza, dedizione, protezione. Per tali sensi, si può dire, pertanto, che chi è amoroso, non può non essere compassionevole. A mio vedere, sono talmente inscindibili quei due sentimenti, che in assenza di uno non può esservi che recita dell’altro. L’amoroso è compassionevole, perché agisce con amore (e per amore) anche se fra vita e vita (e/o fra spirito e spirito) non vi è corrispondenza di stati. L’amore, infatti, per essere tale, l’esige. Naturalmente, l’esige per principio di significato e senso, che per principio di vita in pratico, è relativo alla realtà delle due persone in sentimentale comunione.
Come l’amoroso si fa provvido ma momentaneo Cireneo della vita a cui solleva la croce, così, il carattere della forza della sua prano. Ne consegue, allora, che è una forza che cura ma che non guarisce. Con altre parole, è un pronto soccorso, ma non l’ospedale. E’ certamente vero che vi sono amorosità di valore 1, 3, 23, e via aumentando. Così, il carattere della prano dato dal carattere della compassione del prano. Diffido, ed invito a diffidare della prano definitivamente guaritrice, in quanto, ognuno di noi è via della vita della propria verità. Una prano definitivamente guaritrice, pertanto, non può non far deviare il personale percorso alla forza del nostro spirito. Occhio! Dico deviare, non arrestare, che nulla può arrestare la nostra vita. Al più, la vitalità nel nostro corpo. Sostengo che il deviare sia un grosso errore, sia nel caso che permetta al nostro spirito di percorrere una strada più breve, sia che gliela allunghi. Nostra deve essere la gestione della strada, come nostra deve essere la gestione della vita, che tutto possiamo essere fuorché a somiglianza di spiriti, di inaccertabile identità. E se questo vale per il piano degli spiriti, questo vale anche per il piano del nostro spirito.
DENTRO FUORI OLTRE