Ti scrivo sulle Unioni

ANDANDO PER SCALINI

Ti scrivo sulle Unioni civili per due questioni. In primo, perché i papisti più papi del Papa mi fanno serenamente pena. In secondo, perché di quelle Unioni (etero o homo che siano) forse non hai colto la valenza spirituale. Ai papisti più papi del Papa dovresti ricordare che se una nave ha bisogno di chilometri per non rovesciarsi quando vira, tanto più la tua Barca necessita di tempo; e siccome al comando ci sei tu, facciano il piacere di non fare come i trasportati che sommergono di contrastanti quando non isterici consigli il guidatore. Posso anche capire che non hanno in te la fede che dicono di avere in Dio, ma, a che serve, incrinare la fede di quelli che, pur avendola in Dio, l’hanno anche in te? Per salvare la fede, dicono! Mi facciano il piacere! Riflettano piuttosto se è la loro anima in gioco, o se è con il potere della fede che giocano!

Ti dirò, ora, quanto sai anche tu, ma che forse non altrettanto sanno quelli che leggeranno questo papiro! La vita al principio che nominiamo Dio è uno stato sovrano perché assoluto. Sovrano ed assoluto perché i suoi stati di vita hanno raggiunto il massimo stato della corrispondenza fra tutti e in tutti i suoi stati, cioè, l’Uno! Quali siano gli stati di Dio lo credo ma non lo so. Al che, glisso la questione. Ora, se noi siamo a Sua immagine, anche in noi non può non esserci la tendenza all’unità che si origina dalla corrispondenza di vita fra gli stati della vita, vuoi l’umana, come vuoi per l’umana che si eleva alla superiore. Negare, ridurre, falsificare, osteggiare e via elencando, altro non significa che l’impedire alla vita di ricongiungersi nella sua ricerca di unità, e, quindi, di essere, per quanto sa, può, o vuole, a Sua immagine. I libri raccontano che Dio ha Dato vita alla vita (inizialmente, materia) insufflando la forza del Suo spirito.

Negare, ridurre, falsificare, osteggiare e via elencando, allora, è, a mio credere, un errore verso la forza del Creatore: errore, che in tutti i casi è capitale quando non mortale. Mi dirai: caro Vitaliano, una qualche regola la dobbiamo pur mettere! Vero, ma se non può essere contro lo Spirito della vita, su quale altra complementare verità? Mi rifiuto anche qui di essere più papa di te. Al più, ti ricordo che dove c’è dolore non può esserci verità. Il dolore, infatti, è il male naturale e spirituale da errore culturale. Contro il male, c’è un solo antidoto: l’amore. E l’amore è comunione. Se al principio, il Principio ha potuto diventare l’Uno, è perché ha amato ogni stato dei suoi stati. Secondo te, stiamo facendo la stessa cosa? Al momento, direi che ci stiamo provando, ma un po’ istericamente, perché lo concepiamo come un lenzuolo ad una piazza, per un letto che la vita ha fatto ad infinite piazze. Al che, o universalizziamo il lenzuolo in modo che copra tutte le piazze, o siamo destinati a combattere per il letto. Terza via non vedo, se non quella dello Spirito Paracleto, generalmente noto (almeno spero) come mediatore.