Anche il cuore della carità ha due ventricoli: quello dell’accoglienza che è della Donna, e quello della determinazione che è dell’Uomo. Quello dell’accoglienza l’hanno agito le due Volontarie che ti hanno ascoltato. Non ti ho detto il mio, perché, ho sentito che avevi più bisogno di essere accolta, che determinata. Lascio la mia voce, allora, in questo scritto. A me, emozione maschile della vita, sei apparsa come un albero; forte ma con i rami portanti, pieni di rami collaterali. L’alimentazione dei rami collaterali sta togliendo vita ai rami portanti; questo, anche perché le tue radici non sono economicamente profonde.
Per l’insieme di queste cause, tutto il tuo albero (cioè, tutto te stessa) vacilla sino ad un possibile crollo: crollo che la tua evidente disperazione sente molto vicino. Che fare? Due le azioni. In primo, la tua presa in carico dalle Volontarie e/o dal Centro, ed in secondo, tagliare i rami inutili. L’operazione di potatura, però, non può essere fatta dalle Ausiliare e/o dal Centro: solo tu la puoi fare. La dove senti di non poter tagliare i rami inutili dalla tua vita, devi fare in modo di poterli potare dalla tua mente, e dove è necessario alla tua sopravvivenza, anche dal tuo cuore. Potare i rami superflui dalla tua vita, e/o dalla tua mente, e/o dal tuo cuore è operazione indubbiamente dolorosa, come è doloroso dover tagliare un arto, ma, se è in cancrena, che altra scelta ti rimane se non c’è altro modo per preservare la salute e la potenza nel resto del corpo?
Potare i rami dalla mente, è anche un togliere delle erronee idee dai pensieri. Ad esempio: ci hai detto che tua figlia (in accertamento di autismo) ti schiaffeggia, ti graffia, ti percuote. Da come ne parlavi, si capiva la tua sofferenza di madre che per quelle azioni si sente rifiutata dalla figlia. Sbagli, Maria. Una bambina in sospetto di autismo non vede la madre; vede e sente, invece, una entità che non conosce, e che pertanto la spaventa; le sue convulse reazioni, pertanto, sono solamente il frutto di una disperata difesa; è il mondo che non conosce che sta allontanando da sé, non, la madre. Capisci la differenza? Capirlo è importantissimo!
Capirlo, significa che puoi cercare il modo migliore per avvicinarti senza spaventarla; capirlo, significa accettare di essere allontanata come strumento di cura, non, come strumento di vita che è una madre. Converrai che non è la stessa cosa! Non si sa perché ma la musica di Mozart risulta variamente curativa per le personalità autistiche. Fagliela ascoltare. Non che ti risolva il caso, ma, se anche servisse solamente a tranquillizzarla, avresti una figlia meno chimicamente sedata, e, quindi, come tanto desideri, più presente a sé stessa e a te. Fagliela ascoltare a basso volume; quella musica non deve coprire le emozioni di tua figlia: le deve solamente accompagnare. Deve essere accattivante sussurro, non, gridata parola. Se non hai della musica di Mozart fammelo sapere: dovrei avere dei Cd.