“È successo quello che doveva succedere. Ci siamo addormentati perché è venuto il sonno a fare il nostro periodico ritratto. E per somigliarci a noi più che noi stessi,
ci vuole fermi,
che appena respiriamo,
e mobili ogni tanto, come un tratto sicuro di matita.
Ecco che siamo la viva immagine di una distilleria abusiva
che goccia a goccia secerne puro spirito.
Noi dietro una colonna ridevamo per l’aneddoto,
e ci contrastava amabilmente su aria, fiato e facoltà vitale, su brio d’intelligenza, sull’indole e sull’estro, soffio, refolo, vento e venticello, sull’essenza e sulla soluzione, sul volatile e sulla proporzione, sul naturale e sul denaturato.
E poi sulla fortuna.
La fortuna non c’entra quando una cosa per terra si posa…”
Te lo ricordi, Pabloz, il post nel quale hai scoperto che “Dio” scriveva (cognito ma incognito) in un post del luglio 2006 su Blog.it? Mi avevi commentato con il bellissimo testo di questa canzone. Vallo a sapere perché, ma la cosa che per terra si posa mi aveva evocato il detto: sotto la neve pane! Ben diversamente, centra l’umanità quando compensa lo spirito della vita con quello della vite.
DEI TEMPI CHE FURONO