Tu, amor mio.

Come tanti disperati e disperate per mancanza di parola, Mina è stata profetessa di storie a venire, di sospiri, di sogni, di dolori, e di cadute e ricadute a dirla con Battisti. Questa canzone l’ho anche sognata! Stavo senza luogo e senza tempo davanti a un furgone bianco. Non capivo da dove proveniva la voce che cantava. Sapevo che era di Mina ma nello stesso tempo non di Mina da tanto era indescrivibilmente più profonda: di un vibrante che mi rendeva vibrante. A pallido esempio, come quella di un organo rispetto ad un pianoforte. Alla ricerca del luogo di provenienza della voce giro attorno al furgone. Proveniva dagli sportelli aperti. Non faccio in tempo a chiedermi come sia possibile una faccenda dal genere che, un po’ alla volta, il furgone assume il volto di una Mina caricaturale. Ancora non faccio in tempo a meravigliarmi della mutazione che mi sveglio. Se c’é un messaggio nei sogni, quale, questo? Quello di una Mina che veicola un messaggio di vita, o quello della vita che si è servita del veicolo Mina per recapitarmi un messaggio profondo e vibrante? Rivedendo il video, vero è che nel volto di Mina non vi è corrispondenza di emozioni fra i sentimenti che canta e i sentimenti che mostra. Tanto da renderli caricaturali? Secondo il messaggero del sogno è così, e così pare anche a me. Fra le righe del canto c’è di che farmi pensare ad un’altra interpretazione. Ammesso il pensiero lo considererò privato. Non tanto perché mi sia vietato dirlo, quanto perché è meglio non dire quello che suppone una speranza ma, all’atto, non la ragione.

DEI TEMPI CHE FURONO