Sono uscito con un amico ieri sera. Sapevo di fare un po’ tardi, ma sapevo anche che hai il mio numero cell. Non hai chiamato. Non sei venuto.
Pioveva.
Parecchio.
Avrei potuto chiamarti io.
Non l’ho fatto perché poteva sembrarti un’insistenza. Fatto sta, che ti hanno trovato sotto un ponte. Il che sarebbe niente se con te non avessero trovato il tuo decreto d’espulsione. Va beh! Ti fermeranno una notte da qualche parte ma poi ti lasceranno andare. Cosa vuoi che facciano! Le galere sono piene e per di più costose. A Verona non mi risulta che ci siano campi di contenimento per immigrati. Non ancora, almeno. D’altra parte non sei un delinquente d’ufficio come lo diventerai non appena andrà in vigore il reato di immigrazione clandestina. Non so se ti reputeranno così pericoloso per l’Italia da meritare l’espulsione forzata, ma se dipendesse da me te la darei se non altro perché stai diventando pericoloso per te. Non si sa in quanti modi te l’ho fatto capire: e tu li hai capiti tutti, o meglio, li ha capiti la tua ragione ma la tua ragione non è ancora stata capace di farli sentire alla tua emozione.
Insciallah?
“Non ho niente. Sono senza lavoro, Vitaliano! Sono stanco di questa vita.”
Ti credo, ma se non hai uno straccio di documento non puoi trovare lavoro. Lo stentato italiano che parli non può farti trovare un lavoro.”
“Sono un elettricista capace Vitaliano.”
Ti credo, ma quanto tecnicamente aggiornato? Quanto puoi documentarlo? Con che scuole professionali? Con che referenze? Se non hai risposte per queste domande altro non ti resta che dell’attività generica, e genericamente pagata: se pagata!
Hai 28 anni. Non lo si direbbe quanto sorridi ma un bel sorriso non fa stipendi. Non di sicuri, almeno. Non di quelli da sudore, almeno. Che ci fai ancora qui, mio caro Al Haiat?
“Mio padre m’ha dato 5000 mila euro per venire in Italia. Come faccio a tornare senza niente?”
Capisco, ma, e qui, come farai ad andare avanti senza niente?
Insciallah?
Penso di rivederti questa sera, o al massimo domani sera. Tornerai senza soldi, senza sigarette, senza aver mangiato, e con il bisogno di lavarti. Non perché sei sporco. Perché non sopporti di pensarti sporco. O perché non sopporti di pensare che lo sia la vita.
Da me ti laverai, fumerai, mangerai, e, forse, ti rifugerai in quell’anfratto che diciamo far l’amore. E dopo?
Insciallah?
DEI TEMPI CHE FURONO