Mi scrive P. Mi dice: sono stata discriminata violentemente, non posso dire pubblicamente fino a che punto perché sono donna, perché sono del sud, perché sono intelligente. Ho rischiato la vita più volte, sai? O dio, Perdamasco, non potrai mai capire cosa ho passato!!! Io non ho passato niente che tu non abbia passato… Questa non la capisco, ma passo oltre. Gli obietto, che non sei l’unica Donna che ha dovuto portare questa serie di croci. E’ condanna che colpisce il diverso, il non in convenzione. E’ un’insieme di croci che al momento ti fanno piegare le ginocchia, ma, è nell’affrontare queste fatiche, che da brutti anatroccoli si diventa cigni. Mi parla di un intellettuale mancato, anni fa, perché travolto da atti, nolentemente concernenti la sua identità sessuale. Me ne parla con una tal passione da impensierirmi. Gli dico: ne parli come vedova che non ha superato un lutto, non tanto per una morta cultura (morta nel senso che fu di un dato tempo) quanto, forse per un tempo che non è più per un uomo che non è più.
Poi mi dice che non sopporta i ghetti. Gli rispondo: stai attenta. Non sopporti i ghetti, o non sopporti di essere messa in un ghetto, o non sopporti di sentirti ghetto, cioè, rinchiusa da sbarre, da pregiudizi, ma anche da una mercuriale conoscenza di te: mercuriale nel senso, che non appena prendi una parte di te, quella, dividendosi in altre parti, ti sfugge? Mi dice: d’altronde l’80 per cento dei miei amici e persino uno dei miei amori sono (erano) omosessuali… posso permettermi di parlare, no, ho la patente, credo! Gli replico: non è necessariamente vero, tuttavia, chiamiamolo, foglio rosa, nel senso che hai superato gli esami di teoria omosessuale, ma, per quali esami di guida ti serve quella conoscenza? La risposta che ricevo, nulla contiene sulle riflessioni che ho inteso suscitare in P.
Mi risponde, invece: scusami perdamasco, ma sono sempre più convinta dal tuo tono che sei proprio il mio ex amico….se non è così, perdonami ma non mi andrebbe di scriverti anche solo se gli somigli, è persona troppo ripugnante per me anche solo da associare a qualcuno. Comunque vado a colpo quasi sicuro. Colpo quasi sicuro, un accidenti! Morale della favola: questa qui, se le è fatte e se le è dette, e per lei sono stato solamente lo zerbino, che gli è servito a ripulirsi le suole dalla merda, che, a suo dire, ha incautamente calpestato frequentando un ex amico, che all’improvviso, si è rivelato un mostro! Naturalmente non taccio! Gli dico di non scocciare il prossimo con le sue care disgrazie, e di non contattarmi più. Cosa che, va a suo credito, ha fatto. Affrontiamo la vita, in tutti i modi detti dallo Zodiaco.
Nello Zodiaco, però, manca un segno: quello della Chiocciola. L’identità Chiocciola è quella che appena la tocchi (per quanto delicatissimamente) subito ritira i sensori, e si rifugia in casa! Rifugiandosi in casa, le identità Chiocciola credono di sentirsi al sicuro; credono di aver lasciato fuori della casetta da sette nani, tutto quello che le tocca! Illuse! Non gli ex amici o quelli che gli somigliano sono i loro Babau. Lo è, un’indecisa capacità di viversi! E’ talmente indecisa quella capacità, che allontanano da sé stesse tutto quello che le costringe a prendere atto di essere Chiocciole, o con altro segno che manca nello Zodiaco, degli asini di Buridano che muoiono di fame perché non sanno decidersi fra la paglia del non vivere ed il fieno del vivere! Non ci resta che sperare!
ANDANDO PER SCALINI