Vado in banca

Vado in banca per l’usuale questione: la ricarica della carta. Di per sé nulla di complicato. Complicato me lo diventa perché da mese a mese dimentico come si fa. Già durante il primo tentativo, una donna (non ha meritato il titolo di signora) mi si avvicina dicendo: quanto pensa di metterci perché devo saperlo… Avrà avuto anche altre commissioni, penso, così, me la cavo subito, gli rispondo con cortesia. Guaio volle, che, subito, non ci sono riuscito neanche al secondo tentativo! Spazientita per aver atteso un ulteriore minuto la donna mi rifà la domanda. Al che, la pazienza la perdo io, e ad alta voce gli ribatto: quando mai ci si permette di andare a uno sportello e di dire all’occupante che deve sbrigarsi, o di farla passare, perché lei deve sapere a priori il tempo necessario alle operazioni?! Sarà anche perché l’esagitata ha capito le ragioni nella mia domanda, sarà anche perché ha capito che non sono farina da far ostie, ma non c’è stata risposta!

Vuoi per ragioni di forza, e/o per ragioni di età, e/o per ragioni culturali, e/o per l’insieme dei casi, vittime di bullismo, sono tutti quelli che non possono e/o non riescono a dimostrare ai prepotenti, di non essere farina da far ostie! Di chi la causa? Lapalissiana la risposta: di chi fa l’impasto delle ostie. Tornando a quella donna mi domando: è stata la famiglia e/o l’ambito sociale di crescita a renderla prepotente con un anziano? Ho avuto modo di conoscerla anni fa: era preside di un liceo. L’ha potuto, quindi, per via di un potere culturale che magari gli è diventato un presunto potere da censo sociale, da far prevalere su quelli che non sembrano dello stesso livello? Vero o no che sia il sospetto, comunque l’ho rimessa al suo posto! Come può meravigliare la presenza del bullismo nei giovani, se impastiamo i crescenti con l’equivoca farina che ha impastato noi, non si sa da quanti equivoci fornai?

ANDANDO PER SCALINI