Non mi va di parlare del mutismo letterario che sto attraversando: letterario si fa per dire. Mi tacita un miscelamento di motivazioni. Di queste, nessuna emerge in modo particolare e/o significativo ma nell’insieme mi hanno pressoché zittito. Quanto, al momento non ti saprei dire. Come hai constatato non taccio però, nei commenti che lascio in giro ma direi che è solo la che trovo un qualcosa di nuovo da dire se qualcosa di nuovo mi dicono gli autori di quei post ovviamente. Ho letto da qualche parte che s’invecchia mano a mano il pensiero si fa memoria. In quello stato della memoria l’inevitabile ripetizione: ne faccio anch’io! Ulteriormente ha contribuito un mio lento ma costante distacco dal sovraccarico emozionale che inevitabilmente succede quando si entra in altri ed in altri fatti. Ulteriormente ha contribuito una certa spiritualità buddista e correlati: non prevalenti ma presenti.
Se ricerca del Nirvana è necessario allontanamento da ogni dissidio (così come lo è la ricerca della pace spirituale che ti ho già accennato in un mio commento) ne deriva anche allontanamento da quanti scrivono del proprio sé in dissidio, e/o raccontano dissidianti fatti: d’arte o reali che siano. Recedo da quell’allontanamento solo a fronte di due necessità: una, è la necessità di capire; ed è per questo essenziale motivo che non recedo da te. L’altra, se vedo possibilità d’aiuto in casi di sofferenza. In questi due casi la mia vena non soffre d’aridità: neanche negli altri casi tutto considerato. Il che mi riporta a certi dialoghi con i parenti che ho lasciato per la loro strada: ciao, come stai, che bella giornata, dicono che verrà brutto, i soldi non bastano mai, ecc, ecc. Morale della favola: dove non sono un dato preferisco essere ricordato e dove non trovo dati preferisco mettermi in attesa di trovarli: tacendo se occorre. Ciao.
ANDANDO PER SCALINI