Mi considero cristiano perché seguo questa parola. Non di meno condivido altre parole se ci trovo amore per la vita. Premesso questo, anch’io trovo che il crocefisso sia la macabra esposizione di un “cadaverino”, o, in ragione della misura, di un cadavere. Da piccolo, avevo paura di quell’immagine. Non le dico quando mi costringevano a baciarla. Avevano un bel dire che rappresentava il Salvatore. Per me, rimaneva solamente una figura, fissata in quel modo da una morte che faceva fuggire la mia mente ogni volta che l’immagine gliela ricordava. Che ne sapevo allora di “deicidio”! Non che la cosa mi convinca di più adesso. Vuoi perché Cristo non è Dio, vuoi perché all’epoca nessuno sapeva su Cristo, se non quello che pareva agli occhi dei suoi contemporanei. Non che mi convinca l’ipotesi del presunto”suicidio” di Cristo: ipotesi sostenuta dal Presidente di non mi ricordo quale istituzione mussulmana. Che ne sa, quel Presidente, di quello che solo il Cristo poteva sapere di sé? Se nulla veramente sa, allora, lasci a Cristo quello che è suo e tenga per sé quello che lui avrebbe fatto se (impropria identificazione) fosse stato al posto di Cristo. Comunque stiano le cose, se solo deponessimo il crocefisso come è stato deposto il Cristo, (polvere siamo e polvere torneremo vale per ogni corpo), ora non staremo qui a disquisire su cosa sia giusto attaccare ai muri delle aule, o in altri luoghi. Tutt’al più, staremo qui a chiederci, quale idea di vita senza morte (e quale idea di amore senza condizioni) sia più giusto esporre come esempio per tutti.
Da assumere prima della confessione
ANDANDO PER SCALINI