Sogni e confini

All’improvviso (non saprei dirti se nel sonno o nei momenti che lo precedono o lo finiscono) mi sono trovato davanti ad una giovane donna. Indossava una camicia bianca. Aperti i primi due bottoni. L’immagine, la vedevo solo a mezzo busto. I suoi capelli erano corti, biondi e ricciolini. I lineamenti del suo viso erano morbidi. Gli occhi (vividi) non blu ma più intensi dell’azzurro. Mi guardava non come si guarda un amico e non come si guarda un amante, ma, certo, come si guarda chi ci è motivo d’amore. Sentivo che ciò che la rendeva stupenda era esattamente quel motivo, anche se, proprio non saprei dirti perché lo trovasse mentre guardava me. Non chiedermi come si guarda chi ci è motivo d’amore. Vuoi perché quando guardo i miei, certamente non mi vedo (al più mi sento) vuoi perché non sono mai stato guardato così. Forse è per questo che lo sguardo di quella donna lo dico d’amore.

Non perché lo so, ti ripeto, ma perché è quello, lo sguardo, che testimonia il raggiungimento della nostra suprema speranza: essere amati come si ama. Quella donna aveva un bambino in braccio. Lo avresti detto: tutto sua madre! Anche lui mi guardava con lo stesso incantamento. Sapevo (perché lo sentivo) di ricambiare lo stesso modo e lo stesso stato di intensità verso ambedue. Diversamente da altri sogni (li interpreto come messaggi di spiritualità) nei quali sento che non è tempo e/o non ho tempo per restare lì, di fronte a loro non me ne sarei mai andato ed il doverlo fare l’ho sentito come uno strappo nella zona del petto dove terminano le costole e che credo si chiami plesso solare. Come quello che ho sentito in quel sogno, nulla, se non un eguale sentimento, potrebbe reggere l’idea dell’amore (intensa comunione) che quella donna rappresentava presso di me.

Era un’idea così elevata che potrebbe anche riuscire a confinarmi in un limbo d’impossibilità ad amare qualcosa di più terra – terra se non fosse perché, non in conflitto da affermazione di uno sull’altro ma in parallelo, vivo abbastanza serenamente sia il mio ideale che il mio reale: ciò che sono per quanto sento di ciò che so. Certo è, che da quella notte, mi è diventato più difficile credere di saper scrivere su l’amore.

DENTRO FUORI OLTRE