Di amore

Attraverso l’amico tramite, lo spirito dell’Amato mi ringraziò “per la mia amorevolezza“. A dirla tutta ci stetti pure male! Mi sarei aspettato un ringraziamento per il mio amore ma aveva ragione. D’altra parte, dicendo amorevolezza anziché amore come mi sarei aspettato, mi ha comunicato la vera essenza del reciproco trasporto e dunque una verità. Se quello spirito è effettivamente nel male, cosa gli costava dirmi una pietosa bugia, cioè, ringraziarmi per il mio amore? Allora, perché ha detto una verità? Perché, almeno in quel caso, non poté mentire o perché non volle mentire? Se precisando la realtà di quel sentimento sapeva di ferirmi, lo fece per amore della malizia o per amore di verità? Se non lo fece per malizia, allora quello spirito è anche capace di verità?

Se lo è, allora ciò significa che se anche è stato nel male, tuttavia, almeno in quel caso seppe anche dissentire da quel volere e, dunque, seppe acconsentire a quello del bene? Ammesso e non concesso che lo possa sostenere, anche se lui è stato solamente il passivo strumento del mio discernimento sull’amore e sull’amare, pure, se lui non ci fosse stato, dell’amore e dell’amare io non ne sarei stato lo strumento attivo. Lo dico passivo, quello spirito, perché indurmi a capire non era certo sua intenzione. Se lo avesse fatto, avrebbe si, guadagnato una amicizia, ma avrebbe perso la possibilità di ottenere, amorosamente, ciò che al momento gli interessava di più: la sua ”roba“. D’altro canto, pur guadagnando una amicizia, anch’io avrei perso la mia ” roba “: il desiderio per la sua Natura.

Non sopportavo di vedere che il suo desiderio per il male che lo faceva stare bene pur facendogli male (la droga) lo divideva dal mio desiderio di lui: nel bene e nel male, una ”droga” con il quale tentavo non solo di ”farmi” facendomi amare ma anche di distoglierlo dal suo male. Ma se lui sapeva anche fare a meno del mio bene, tuttavia, non sapeva fare a meno del suo, che indubbiamente, trovava più facilmente presso il mio. Da buon scafato, lui sapeva navigare meglio di me nei marosi dati dalle false corrispondenze: invece, io affondavo, nel senso che quasi sempre cedevo al do ut des che mi imponevano lui e la sua amante: l’eroina. Non era certamente del bene la mia accondiscendenza ma, nei confronti di quella persona, “sapevo resistere a tutto fuorché a me stesso”.

A dirla tutta, indipendentemente dal mio desiderio, non sempre la mascherina riusciva ad incantarmi, tuttavia, quasi sempre fui un giocatore incurante dei costi: non solo di quelli economici. Pur sapendo che il nostro capitale affettivo era sempre più povero e gli schemi del gioco sempre più scontati, andavo sempre a vedere le sue carte. Più volte gli manifestai l’esigenza di porre chiarezza. Sull’esigenza della chiarezza in genere glissava. Una volta che non gli riuscì di farlo mi confessò: “l’equivoco è sempre stata la mia difesa!” Sarà anche stato perché gli volevo bene ma in quell’affermazione non vidi solamente chi si serve dell’equivoco per proteggersi dal male a costo di farsi e fare del male, ma vidi anche un essere così indifeso, da non aver altro (o da non essere capace di altro) se non la sua “roba” per difendersi da ciò che non sapeva affrontare se non da “fatto”.

Almeno sino a quando era in vita non ho mai preso in considerazione l’idea che se si faceva e faceva del male era perché avrebbe potuto esservi diretto sia da sé che dal male. Adesso ne ho più di qualche sospetto ma, nel dubbio… Se avesse messo chiarezza nel nostro rapporto, ammesso e concesso solo col senno del di poi che sarei stato pronto ad accettarla, (ciò avvenne, quando l’avanzare della sua malattia e la vicendevole amorosità che in qualche modo era spuntata dalla nostra storia insignificò la mutua “tossicodipendenza”) comunque la mia intenzione d’amore si sarebbe scontrata coll’impossibilità di raggiungerla. Al punto, comunque avrei capito l’amore e l’amare attraverso la fallacia dei miei intendimenti ma, avrei capito quanto ho capito giungendo con lui sino alla soglia fra uno stato della vita e inizio dell’altro? Comunque sia e, comunque possa essere interpretata questa storia, fra di noi c’è stata anche della verità.

DENTRO FUORI OLTRE