Un amico mi racconta un suo sogno. Ero in un albergo con arredamenti stile anni 70, al mare, in un posto che potrebbe essere Jesolo o Bibione. Ero assieme a mia moglie e ad una comitiva abbastanza numerosa, composta principalmente da amici che frequentiamo abbastanza spesso. In questa comitiva c’eri anche tu, da solo e vestito elegantemente, perlomeno più elegantemente di noi che eravamo molto “casual”. Dovevamo partire tutti, credo per tornare a casa dopo una vacanza. Una nostra amica, parte del gruppo, aveva pensato bene di passare in tutte le nostre camere, prendere i bagagli di ciascuno, aprirli, svuotarli, e disporre su una lunga serie di scaffalature poste nella hall dell’albergo tutti gli effetti personali ordinatamente catalogati per tipo. C’erano per esempio tutte le scarpe, poi tutte le calze, eccetera. L’ultimo scaffale ospitava tutte le valigie.
Eravamo quindi tutti affannati a recuperare i nostri effetti per rifare le valigie e partire, credo ci fosse anche un pullman (un destinato vivere) che ci aspettava fuori. La cosa mi metteva molto in ansia, anche perché naturalmente non riuscivo a trovare nessuna delle mie cose. A un certo punto ho notato che in tutto questo bailamme l’unico che rimaneva tranquillo, seduto ad un tavolino del bar a sorseggiare qualcosa, eri proprio tu. Mi sono avvicinato per chiederti se avevi già finito la tua ricerca, ed ho scoperto che eri molto triste. Mi hai detto: “Cosa vuoi che mi interessi delle valigie, ho problemi più importanti da risolvere!”. Hai aggiunto che comunque apprezzavi molto che io fossi venuto a chiederti come andava, e hai voluto regalarmi i due famosi medaglioni, dicendomi che li avevi fatti con le tue mani. I medaglioni erano appesi ad una parete dell’albergo, avevano un po’ di polvere sopra.
Non ricordo nulla di come fossero fatti, so solo che avevano dei nastri molto grossi e colorati, di una fattura che sembrava africana. Uno dei due aveva anche una fibbia sul nastro, questa la ricordo invece bene, era di legno a forma di croce. Ti ho ringraziato e sono tornato alle mie ricerche… Più o meno questo è stato il sogno, naturalmente ho cercato di seguire un filo nel racconto ma come ben sai i sogni sono molto più confusi è indefiniti di così. Deve essere stato l’ultimo sogno prima del suono della sveglia, perché quando mi sono alzato ne avevo un ricordo molto preciso. Ero stupito che tu fossi presente nel sogno, tant’è vero che ho preso subito il cellulare per mandarti il messaggio di saluto.
Il sogno è sfaccettato, Paolo. Lo devo riprendere per punti.
“… premesso che nei giorni scorsi non ho visto né letto né sentito nulla che mi potesse in qualche modo farmi venire in mente la tua persona, ti racconto brevemente il mio sogno di questa notte. Ero in un albergo con arredamenti stile anni 70, al mare, in un posto che potrebbe essere Jesolo o Bibione.”
La collocazione non è il luogo, ma uno stato d’animo vissuto in un dato luogo: quello della giovinezza, ad esempio, e/o quello di una serena vitalità, o analoghi casi e/o stati.
“Ero assieme a mia moglie e ad una comitiva abbastanza numerosa, composta principalmente da nostri amici che frequentiamo abbastanza spesso. In questa comitiva c’eri anche tu, da solo e vestito elegantemente, perlomeno più elegantemente di noi che eravamo molto “casual”.”
Come sai, per “vestiti” si intendono anche gli “abiti culturali”. Se casual i tuoi e quelli degli amici, ne consegue casual anche gli abiti culturali. Perché casual? A mio “vedere”, sono casual gli abiti culturali non artigianali. Quelli, cioè, non “cuciti” (pensati) con le proprie mani nel senso dalla propria mente e dal proprio spirito. Necessariamente più eleganti quelli fatti in proprio, sia sotto l’aspetto taglia, che per la scelta dei “tessuti” (intendi materie culturali e/o spirituali) che per i colori: i toni delle “coloranti” emozioni: rosso per il sangue, verde per la speranza, ecc. ecc.
“Dovevamo partire tutti, credo per tornare a casa dopo una vacanza. Una nostra amica, parte del gruppo, aveva pensato bene di passare in tutte le nostre camere, prendere i bagagli di ciascuno, aprirli, svuotarli, e disporre su una lunga serie di scaffalature poste nella hall dell’albergo tutti gli effetti personali, ordinatamente catalogati per tipo. C’erano per esempio tutte le scarpe, poi tutte le calze, eccetera. L’ultimo scaffale ospitava tutte le valigie.”
Questa parte del sogno (quella che segue) motiva più interpretazioni perché è complessa.
“L’ultimo scaffale ospitava tutte le valige.”
Cosa ti ha fatto pensare che sia stato l’ultimo scaffale? Perché era in fondo? Può essere in fondo, però, quello che è stato strutturato al principio. Al principio, il Principio ha strutturato la Natura della vita. Ne consegue, direi, che quello scaffale la rappresenta. La Natura della vita, infatti, è il luogo e/o stato dove riponiamo le valigie (corpi e/o stati) che contengono i nostri abiti culturali. Per altro significato, le si può intendere anche come coscienze, sia nel nostro in fondo, sia in fondo perché prime.
“Una nostra amica.”
Amica dice lo stato di corrispondenza fra la tua vita e quella vita. Se amica, è anche affettiva. Amica dice lo stato femminile della vita che quella figura rappresenta. Principio di vita della donna è l’Accoglienza. Se ti è amica, è chiaro che ti accoglie in ragione della reciproca affettività. E’ un’accoglienza, però, che sente il bisogno di mettere ordine nella tua accoglienza. Ti è noto, che l’accoglienza femminile è anche maschile (a livello mentale) tanto quanto determina l’ordine da accogliere. Dove non vi è, il carattere maschile nel femminile (come l’opposto) lo pone. Nello stato spirituale della vita non vi è separazione fra l’Accoglienza femminile e Determinazione maschile. Si può dire pertanto, che quell’amica (accogliente_determinante, quanto determinante_accogliente) potrebbe essere una proiezione del tuo essere: spiritualmente accogliente_determinante come determinante accogliente. Con altro dire, è quello che tu sei ma che forse ancora non sai, o se sai, quanto, perché o come il tuo essere ha vissuto o non vissuto quegli stati che Lei_tu, nel sogno sta ordinando e/o che nella realtà dovresti ordinare.
“Eravamo quindi tutti affannati a recuperare i nostri effetti per rifare le valigie e partire, credo ci fosse anche un pullman (un destinato vivere) che ci aspettava fuori. La cosa mi metteva molto in ansia, anche perché naturalmente non riuscivo a trovare nessuna delle mie cose.”
Certo, non trovavi più le tue cose perché l’amica spirituale che sei te le aveva ordinate diversamente, e quello che culturalmente sei non le vedeva_riconosceva più perché non più casual_mente messe come fatto sinora.
“A un certo punto ho notato che in tutto questo bailamme l’unico che rimaneva tranquillo, seduto ad un tavolino del bar a sorseggiare qualcosa, eri proprio tu. Mi sono avvicinato per chiederti se avevi già finito la tua ricerca, ed ho scoperto che eri molto triste. Mi hai detto: “Cosa vuoi che mi interessi delle valigie, ho problemi più importanti da risolvere!”.”
Simbolicamente parlando, della “valigia! si può dire che è il “contenitore” dei nostri culturali e spirituali contenuti, pertanto, è come se ti avessi detto, cosa vuoi che mi interessino le valige, a me interessano i contenuti! Ed è vero.
“Hai aggiunto che comunque apprezzavi molto che io fossi venuto a chiederti come andava, e hai voluto regalarmi i due famosi medaglioni, dicendomi che li avevi fatti con le tue mani. I medaglioni erano appesi ad una parete dell’albergo, avevano un po’ di polvere sopra. Non ricordo nulla di come fossero fatti, so solo che avevano dei nastri molto grossi e colorati, di una fattura che sembrava africana. Uno dei due aveva anche una fibbia sul nastro, questa la ricordo invece bene, era di legno a forma di croce.Ti ho ringraziato e sono tornato alle mie ricerche… Più o meno questo è stato il sogno, naturalmente ho cercato di seguire un filo nel racconto ma come ben sai i sogni sono molto più confusi è indefiniti di così.”
Dipende! Un sogno è confuso e/o indefinito tanto quanto è confuso e/o indefinito un messaggero altro come anche il messaggero che potresti essere tu. Non so dirti nulla circa l’impressione africana dei medaglioni. Se pensiamo ad un Africa come luogo primigenio della vita, e se penso che anche i miei trinitario_unitari concetti lo sono, allora, una certa attinenza potrebbe esserci, Sulla fibbia che chiude il nastro? Dici che è di legno. A mio vedere, una croce (indipendentemente dal materiale) simbolizza il peso della Natura sulla vita della Cultura: è un peso che può far cadere in ginocchio lo spirito: sai bene a chi è evangelicamente successo. La fibbia in legno, allora, potrebbe rappresentare l’inizio e il ritorno di ogni genere di cordone. Mezzo, appunto, che chiude il giro collegando un principio con il suo principio. Visto così la cosa, la croce e il cordone simbolizzano la metempsicosi della vita.
“Deve essere stato l’ultimo sogno prima del suono della sveglia, perché quando mi sono alzato ne avevo un ricordo molto preciso. Ero stupito che tu fossi presente nel sogno, tant’è vero che ho preso subito il cellulare per mandarti il messaggio di saluto.”
Non essere sorpreso della mia presenza: ogni particolare è nell’Universale. Il tutto che tutti siamo, si particolarizza (via sogno e/o con altri mezzi) tanto quanto è particolarizzato un bisogno. Cosa renda particolarizzato un tuo bisogno non mi è dato di capire. Capisco, invece, che la Hall dell’Albergo rappresenta una stanza culturale e spirituale e che è parte dell’Albergo (la vita) che ci alberga nella sua Natura come anche nella sua Cultura e nel suo Spirito. Vita, è stato di infiniti stati di vita, quindi, la vita che ci Alberga, nella nostra vita si alberga. Per quanto non poco, questa parte del sogno non mi indica altro. A proposito dei medaglioni che ti ho dato: erano appesi alla parete (scrivi) quindi, sotto gli occhi di tutti. Anche dei miei discorsi dico che sono sotto gli occhi di tutti. ed è appunto per questo che sostengo di affermare che non dico nulla di nuovo. Stanno appesi ad una parete della stanza culturale e spirituale che è la vita da non si sa quanto. Lo dice la polvere (del tempo) che portano sopra e che tu hai visto.
Interpreto i medaglioni come attestati_ premio. Li diamo a chi ha vinto qualcosa fuori di sé (nella realtà al vincitore di una gara di qualsiasi genere) oppure, nel caso di questo genere di sogni, a chi ha vinto una gara tra due parti di sè in conflitto_contesa. Nei miei discorsi tratto la vita secondo Natura, secondo Cultura, e secondo Spirito. Direi allora, che te li ho dati perché hai vinto una gara (o conflitto_contesa) in due di quegli stati, e cioè, nella Natura e nella Cultura. Visto che questi pensieri li ho fatti io, ho dato io anche i medaglioni. Non ti ho dato il medaglione dello Spirito, perché quello lo può dare solamente lo Spirito: potenza della vita sino dal principio è dello stesso Principio, oppure, dartelo da te! Questo, però, è permesso solo agli spiriti esaltati dalla propria forza (forza nel senso di vitalità e di vita naturale quando non la culturale), quindi, anche in questo caso non puoi essere tu che ti premi. I medaglioni sono grandi, sia perché sono grandi i principi della vita che dico, sia perché di grande misura la contesa_ conflitto che hai superato in questo tuo momento di vita. Un’ipotesi non esclude l’altra. Vita vuole, però, che non sia mai finita, e che, quindi, mai finite le gare da superare. Che sia per questo che mi è stato possibile darti dei medaglioni ma non l’alloro? 🙂 🙂 Mi sa allora, che almeno al momento dovrai accontentarti dei medaglioni che si danno ai padovani perché Gran dottori! 🙂 🙂 Nel salutarti caramente ti chiedo il permesso di editare questo sogno nel Blog. Senza il tuo nome, ovviamente. Altro non c’è che ti possa far riconoscere. Ciao, Vitaliano.
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