Commento grandioso: mi fa venire in mente una sinfonia di Bruckner. Come ogni filosofo riconosciuto ti inventi un linguaggio rigoroso e poi martelli sempre con quello. Non condivido questa concezione della filosofia, come sai: tuttavia so ben sentire quando questa musica trasmette delle emozioni. Il rischio però, alla fine – quello che sento – è la stessa rigidità dei religiosi non eretici, che di fronte ai fatti della vita ripropongono sempre le stesse formule. Per fortuna sei anche un poeta e mi smentisci, altrimenti direi che alla fine rischi di perderti le emozioni. Io preferisco una interpretazione più mutevole e flessibile delle cose. E comunque condivido le conclusioni di questa tua architettura grandiosa. (io sarei partito semplicemente da lì, senza tante complicazioni). La sessualità cioè ê mutevole sia tra gli individui sia negli individui, sia nello spazio sia nel tempo.
Introdurvi l’idea di norma biologica è una contraddizione in termini: la sessualità è flessibile perché la vita deve esserlo e la flessibilità e la varietà sono le condizioni stesse della evoluzione e della vita. Di ciò vi è una evidenza sperimentale che a me basta ma che non ho bisogno di giustificare con nessun principio superiore. E’ vero che la omosessualità, se integralmente vissuta, non contribuisce alla riproduzione biologica. Per fortuna siamo umani, infatti. Per fortuna la “riproduzione” culturale è ancora più importante. Per fortuna nessuno potrà dire che Michelangelo è stato inutile, perché non ha generato. Del resto i preti che rimproverano alla omosessualità il suo carattere non riproduttivo sono stati i primi a tirarsi fuori dal gioco della riproduzione! Credimi, perdama, semplicemente non vogliono concorrenti possibili nella loro comoda condizione di uomini che non hanno messo su famiglia!
| Non ricordo più a quale lettera si riferisce! | 😦
Caro Mauro: sono appena rientrato da una cena con amici. Domani mi devo svegliare alle sette. Non so chi sia Bruckner e credo di aver bevuto un po’ troppo, tuttavia sento in pieno cosa vuoi dire ed arrossisco. Sia ben chiaro, non di vergogna ma del piacere di sentirmi condiviso. Credimi, non vedo dove ci sia filosofia nel mio dire, tanto meno “linguaggio rigoroso”. Ho solamente scoperto tre concetti di principio, (Natura, Cultura, Spirito) e li uso come una qualsiasi casalinga usa gli alimenti base dei suoi menù. Per fortuna, dai barattoli che trovo nella cucina “vita” non traggo sempre le stesse ricette, ma, se devo fare un risotto, posso, come base, usare un qualcosa di diverso dal solito tritato di cipolle? E la vita è sempre la solita base per ogni tipo di risotto. Vuoi se fatto con piselli, vuoi se fatto con funghi, vuoi se fatto col ragù. Di mutevole, quindi, non è la base, ma il risotto, indipendentemente, dalla mia capacità di cuoco o se oltre me c’è un Cuoco. Certamente vi sono molte varietà di riso, “e la flessibilità e la varietà sono le condizioni stesse della evoluzione e della vita” vuoi del risotto (la vita ) vuoi del dirmi autore di ricette e di capacità di cottura delle stesse. Per fortuna, “la capacità di riproduzione culturale è ancora più importante” della mia capacità di cuoco. Così, nessuno potrà dirmi che non ho generato nessuna idea di vita: questa, mio figlio, e per questa, non deviante dalle norme che dice la buona Cucina. La Benetti se ne faccia una ragione. Dio mio: chissà che occhiaie avrò domattina! Ciao.
DENTRO FUORI OLTRE