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Poiché all’inizio di ogni inizio, un Principio, oltre che sovrano perché primo, non può non essere un Assoluto. Un Assoluto non può non essere stato di inscindibile stato. Uno stato di inscindibile stato non può non essere Uno. Ne consegue che nessuno può affermare quale sia il primo stato della vita del Principio. Al più, si può dire che il primo stato del Principio è la vita del Principio. Sostengo che lo Spirito sia il terzo stato della vita al principio e dello stesso Principio, quindi, solo per convenuto accordo.
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Per quanto sia elevato lo stato di somiglianza, nessuna copia della forma e potenza del Principio può diventare Principio. Al principio della vita, infatti, non può esserci che un solo Principio. Supporre un’alterna possibilità è illogico per la ragione della Parola che ha detto sé stessa: IO SONO |Verbo| quello che sono: VITA. Bisogna ammettere che con Mosè non si è espressa così chiaramente. Può essere perché Mosè non avrebbe capito? Può essere perché quello Spirito non voleva farsi capire? Mah!
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Massimo segno di non_vita (mi riferisco alla spirituale) è quanto deriva dall’ignoranza sui principi del Principio. A mio pensare, i principi del Principio sono: il bene della Natura dato il Bene del Principio; il vero della Cultura dato il bene della Verità del Principio; il giusto dello Spirito dato il Bene della Giustizia del Principio.
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Lo Spirito al principio e dello stesso Principio è la prima immagine della vita. Come tale assoluta e sovrana. In quanto primo, assoluto e sovrano principio non può essere soggetto ad alcuna mutazione di forma, vuoi in senso impossibilmente maggiore come nel senso impossibilmente minore.
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La corrispondenza di stati fra tutti ed in tutti gli stati della vita avviene nella relazione di Spirito (forza e potenza della vita comunque agita) fra Natura (il corpo della vita comunque formato) e Cultura: pensiero della vita comunque concepito.
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Lo stato del Principio è sommamente unitario perché è dato dalla massima corrispondenza fra i suoi stati. Per questo è l’Uno. Lo stato della vita principiata, invece, pur avendo (per principio) gli stessi stati del Principio, non può averne l’unitaria esistenza. Non gli è possibile perché, della vita del Principio (l’Immagine) è somigliante copia. La copia della vita dal Principio derivata, quindi, si può dire che è vita trinitario-unitaria che tende all’unità a causa della ricerca del maggior bene che gli deriva dalla ricerca del maggior piacere. Per infinite cause, dove non riesce e/o non sa e/o non può, vive nel dispiacere che segue all’errore, e/o al dolore, e/o al male. Gli stati del dispiacere sono emozionalmente infiniti. Formano l’infelicità tanto quanto si stabilizzano.
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Data l’inarrestabile corrispondenza fra gli stati degli infiniti stati della vita fra il principio maschile è il femminile (inarrestabili sia per biologia che per mancante coscienza) in medio ci sono infiniti stati di mascolinità come di femminilità. Quegli infiniti stati di mascolinità (della determinazione) o di femminilità (dell’accoglienza) formano e conformano delle identità in medio fra i due principio all’inizio: il maschile e il femminile. Genitalmente parlando, ad ogni identità i corrispondenti attributi. Culturalmente parlando, ad ogni identità i suoi concetti sessuali. Spiritualmente parlando, ad ogni vita il suo modo di esserlo.
Apro una parentesi: normalizzare la vita è normale? Assolutamente no! O meglio, normale è normalizzare la cittadinanza. Anormale sino al delitto, invece, normalizzare l’umanità. Chiudo la parentesi.
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La Forza e la Potenza dello Spirito del Principio (l’Immagine della vita) ha originato la forza e la potenza delle immagini a sua Somiglianza: gli spiriti. Ammessa l’esistenza del piano ulteriore della vita, gli spiriti di quel piano sono (secondo lo stato del loro stato) la disincarnata forza e potenza dell’incarnata che furono in questo.
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Giro intorno all’argomento spiriti e spiritismo da quasi un trentennio. Ne ho sempre discusso l’attendibilità (per più di una ragione) ma non l’inesistenza. L’inesistenza è creduta da chi suppone la totale cessazione della vita con la totale cessazione del corpo. Non sono di questa opinione ma non sono in grado di provarlo secondo ragione. Al più, lo potrei secondo emozione ma ciò che sente il mio corpo, la mia mente, ed il mio spirito (forza della vita naturale e della potenza culturale) non è condivisibile, e quindi, sono come il muto che non può recitare la Divina Commedia nonostante la conosca nella versione originale. La versione originale della Divina Commedia che conosco io è questa: lo Spirito è il Terzo stato della vita del Principio, ed è l’Immagine di principio della forza e della potenza (forza e potenza attuata dalla sua Forza e dalla sua Potenza) di ogni forma, stato, condizione di quanto ha vita agente con altra vita, come anche di quella direttamente e/o diversamente non agente.
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C’è chi afferma di parlare con gli spiriti. L’affermazione è vera ma non precisa. Non è vera perché nessun spirito, mancando di strumenti, può esprimersi secondo verbo. E’ vera se per “parlare” o “corrispondere” si intende la parola come emozione della vita che dice sé stessa. Lo scambio della parola fra spirito umano e quello ulteriore, allora, è possibile attraverso il recepimento della rispettiva emozione. Vi sono casi in cui l’emozione sentita da un medium diventa voce. In ragione dello stato intensivo del recepimento emozionale la voce cessa di essere quella del medium, appunto perché non dice l’emozione del suo spirito, bensì, quella dello spirito in contatto, ma questo, in alcun modo prova che lo spirito sta parlando. Prova, invece, che si può comunicare anche attraverso la condivisione di emozioni comunque simili e/o comunque complementari, e/o comunque affini.
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Poiché la vita è stato di infiniti stati e poiché si origina dalla inarrestabile corrispondenza fra tutti ed in tutti i suoi stati, ne deriva che il Nulla e il Niente non esistono. Poiché nulla e niente separa vita da vita ne deriva che in potenza quando non di fatto, il nostro spirito è, direi necessariamente, in mezzo a infiniti spiriti. In ragione dello stato della forza e della potenza di uno spirito, uno spirito può usare il suo essere in mezzo fra vita e vita come un mezzo di vita: la medianità fra i mezzi.
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Dell’esperienza medianica la psichiatria dice che è opera da schizofrenia. A mio riconoscere non è vero tanto quanto una mente in medium è in grado di rientrare nella sua realtà. E’ vero, invece, quando non è in grado di gestire l’entrata e l’uscita da quella realtà.
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Secondo personale esperienza la relazione di spirito fra forza e potenza terrena e quella ultraterrena avviene (non comunque, non in ogni caso, e non nello stesso modo) quando fatti e/o atti della nostra vita ci portano emozionalmente fuori dal sentire e dal sapere generalmente condiviso. In genere, ci portano fuori dal comune sentire degli estremi casi di dolore. Può succedere anche per casi di una “spiritualità” fissata da e/o in un bisogno di probante manifestazione. In questi casi è difficile separare ciò che è della santità da ciò che è della vanità.
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Poiché la forza e la potenza del nostro spirito (come quella di uno spirito) è soggetta alla continua mutazione di stato per la continua corrispondenza fra stati, nessun medium può sostenere di comunicare sempre con la stessa “identità”. Di fatto, come distinguere la forza e la potenza di Tizio (la sua identità di spirito) se nel giro di un niente può giungere a somigliare fortemente Caio, quando non a Sempronio per non dire a Tizia, giusto per non citare Caia o Sempronia? In ragione dello stato della mutevolezza di spirito derivata dall’inarrestabile corrispondenza fra stati, può succedere che uno spirito possa influire e/o comunque condizionare altra forza e altra potenza, o subire l’influsso di altra forza e altra potenza: non escludo più pesanti forme.
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Dico anche Caia e/o Sempronia perché il sesso di uno spirito è detto dalla forza e dalla potenza del suo spirito: maschile se prevalentemente determinante, o femminile se prevalentemente accogliente. Ciò che è di uno spirito ulteriore è anche del nostro spirito. Così, in possesso di spirito accogliente lo stato maschile del nostro spirito assume psiche femminile, e in possesso di spirito determinante lo stato femminile assume psiche maschile, ma, vita (è bene ricordarlo) è stato di infiniti stati di vita, così, lo stato della psiche maschile nella femminile, o della femminile nella maschile.
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In questo piano della vita, prima o poi possiamo verificare qualsiasi genere di affermazione: del piano ulteriore, no. Qualsiasi comunione e/o messaggio, come anche il latore di comunioni e /o di messaggi, quindi, è, per principio, necessariamente inattendibile. Al più attendibile per motivi di fede quando non per credulità o interessi che nulla hanno a che fare con la fede. Non per ultimo, nessun spirito (sia di questo piano come dell’ulteriore) può dirsi attendibile per una semplice constatazione:
Il male sa fingere il bene, molto bene tanto quanto è male. Ciò significa che il male può essere maggiore dove maggiore la rivelazione.
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L’inattendibilità degli spiriti rende, direi per forza di cose, inattendibile il medium che si pone al servizio di inverificabili sensi e scopi. Tanto meno di inverificabili mandatari. Al punto giunti, anche per la medianità si dovrebbe ricordare quello che si ricorda ai bambini: non accettate caramelle dagli sconosciuti.
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Come una copia è simile all’originale in ragione dello stato di somiglianza, così, uno spirito maggiormente somigliante allo Spirito assumerà (per quella maggior comunione di spirito fra vita e Vita) un maggior stato di forza e di potenza. Condizione opposta per i non prossimi al Principio. Esemplificando, è come dire che sono più caldo tanto quanto sono vicino al fuoco (e per quella posizione sentirmi infuocato) e meno caldo tanto quanto lontano.
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Vita (corrispondenza di stati in tutti e fra tutti i suoi stati) è stato di infiniti stati di vita. La corrispondenza di stati che permette ad ogni stato della vita il suo stato, non concepisce il vuoto e/o il nulla. Il vuoto e il nulla, infatti sono segni di non_vita tanto quanto non prossimi ai principi.
DENTRO FUORI OLTRE