Su esempio della planchette provai a scrivere delle domande e a metterci sotto un si ed un no come possibili risposte. La penna andava qualche volta sul si o sul no; qualche volta o verso il si o verso il no, ma, o prima o dopo il si o il no. Non possedendo la facoltà di rapportarmi attraverso la scrittura medianica potevo valutare la “precisione” della risposta (oltreché dal genere di emozioni che sentivo) anche in ragione di dove si era diretto il segno. Se la traccia passava fra la consonante e la vocale (ad esempio: s/i) la risposta poteva essere attendibile ma, siamo sempre li, per quali concetti? Per i nostri o per quelli dello spirito comunicante? Pensa che ti ripensa giunsi a tre considerazioni:
* se la traccia passa fra vocale e consonante la risposta si basa sulla corrispondenza di concetti fra il piano umano e quello degli spiriti;
* se la traccia verso la risposta era prima del si o del no (se prima è più vicina allo scrivente e dunque più bassa, cioè, più corrispondente al nostro piano esistenziale) i concetti appartengono alla nostra cultura;
* se è dopo (e dunque più lontana dal tramite e dunque elevata verso gli stati superiori) i concetti culturali espressi nella corrispondenza medianica appartengono allo stato spiritico.
Al termine di questa lettera porrò la seguente domanda: le ipotesi a,b,c, sono vere, verosimili, false? Se la traccia si fermerà sul ”verosimile” stiamo comunque attenti; non solo perché ciò che è vero al simile non si sa quanto è falso al simile ma anche perché una risposta è uno stato culturale che può contenere diversi stati culturali: tanti, perlomeno quanto la traccia si colloca vicina o lontana al si o al no. La penna aveva una sua volontà anche quando non ponevo domande: bastava che allentassi la mia. In genere, i segni che mi pervengono, consistono in immagini: interpretando le immagini ho il messaggio. A proposito delle tre croci contornate da un cerchio che metto sul foglio all’inizio della comunicazione vi furono messaggi che segnavano (confermando e/o negando in ragione dell’insieme della comunicazione) o la prima croce (il Padre: Cultura della Vita) o la seconda (il Figlio: Cultura della vita del Padre) o la terza, lo Spirito: principio della forza della Cultura della vita originata dal Padre e comunicata dal Figlio per la vita data dallo Spirito.
Il più delle volte capitò che la penna passasse sopra la seconda croce: quella del Figlio. Ricordo una sola volta su quella del Padre e, mi pare anche una sola volta su quella dello Spirito. Un’altra volta passò su tutte e tre. Succedeva anche che la penna passasse al di sopra delle tre croci e qualche volta al di sotto. Nel primo caso traevo la conclusione che lo spirito comunicante fosse, o in una posizione di superiorità spirituale (non saprei dire se rispetto al simbolo e/o rispetto alla mia spiritualità e/o rispetto ad ambo i valori) oppure in una posizione di superbia verso il simbolo e/o verso la mia spiritualità: superbia che può essere disprezzo, noncuranza, sfida o quando altro di negativo. E’ anche vero che la traccia sotto il segno trinitario può significare un grado di dipendenza spirituale verso la Trinità; ma porsi vicino è comunque giudizio sullo stato di vicinanza fra uno spirito e lo Spirito. In una delle ultime risposte che ho ricevuto, la traccia della penna è passata sotto il Padre, attraverso il Figlio e sopra lo Spirito. Ne ho dedotto questo: La vita del Padre nella Cultura del Figlio eleva lo Spirito.
La lettera è datata. La mia opinione sul Figlio si è liberata dal canone. Ora, per me, Figlio del Padre non è una creatura ma il Creato come vita. Posso pensare, allora, che quando la penna passava su “Figlio”, la presenza comunicante si riferisse al Tutto che è la vita del “Figlio” creato. Nessuna risposta alla domande con asterisco.
DENTRO FUORI OLTRE