Nureyev – Opera di Allan Warren
Avevo visto Nureyev a Verona, poco prima che mancasse. Passava per via Roma. Andava verso la Bra. Non avrei colto l’immagine di quello stangone se non m’avesse colpito la sua sciarpa: trascinata a terra. Forse non ci badava. Forse non se n’era accorto. Avrei voluto rincorrerlo e dirglielo, ma, si può rincorrere una stella solo per dirgli che la sua scia tocca il selciato? Così, non ho fatto nulla. Non ho detto nulla. Me lo rimprovero ancora. L’ho sognato, una notte di anni fa. Era nel vagone di una Littorina. Non seduto e non in piedi, guardava oltre dei finestrini che immagino ma non vedevo, come neanche vedevo quello che vedeva Rudy. Davanti a lui una donna sulla cinquantina: placida, grossa ma non grassa, dai tratti dolci, bionda con i capelli corti sotto un fazzoletto rosso con disegni. Diversamente da Rudy non ha mai guardato dai finestrini. Nel volto il sorriso di chi sa già sa quando e come dovrà e/o potrà scendere il viaggiatore che alle sue spalle si agita come un bambino davanti alla tenda del Circo. Il Rudy del sogno avrà avuto una trentina di anni. Forte, vitale, il volto virile (senza segni di malattia) era tornato alla bellezza che abbiamo conosciuto, e i sinceri, anche invidiato. Proprio stasera, cercando una sua immagine, ho letto che fu introdotto alla danza da una vecchia maestra: forse la donna del sogno ma ci credo poco. La vedo di più come madre, grande e russa, la donna del sogno. Il significato del sogno? Direi un desiderio di ritorno a questa vita. Non è esclusa la possibilità. Già una volta ha saltato la cortina!
DENTRO FUORI OLTRE