Ci trovavamo in salita su pietroni color cioccolato al latte: mi precedeva di un paio di passi. Mi mostrava un sorrisetto che non mi piacque per niente. Mi irritò anche al risveglio. Sarà anche perché, da buon Ariete, tendo al paranoico. Non m’avrebbe irritato quel sorrisetto se l’avessi visto sul volto di un mistico con lieto spirito ma da un terrorista a me che non spauro nessuno?! O è per questo? M’ha ulteriormente irritato perché mi è parso quello di chi è compiaciuto di sé. Di essere un passo innanzi? Per quanto lo conosciamo, tutto si può dire del Laden fuorché mistico; e se invece a suo modo lo fosse stato? Mistico è chi tende ad elevare i principi della vita umana a quelli della divina. Anche l’Islam ha i suoi mistici.
Fra i mistici islamici alcuni hanno cercato i principi della vita divina servendosi della poetica comunque espressa. Il Messaggero, invece, guidato, fortificato e ausiliato dal Soggetto delle sue esperienze medianiche, anche con scritti oltre che per guerre. Non penso a un Laden guidato da uno spirito ulteriore. Non perché ne escludo la possibilità, ma perché non posso provarlo. E’ chiaro al mondo, invece, che è stato guidato dal messaggio del Messaggero. Se non mistico per diretta elezione, quindi, è stato certamente mistico per ricerca dei principi indicati dal Profeta. Considerazioni a parte, che ci facevamo il Laden ed io su quel costone di rocce assolutamente spoglie di tutto? Direi che stavamo salendo dal sasso (dove eravamo arrivati) verso la cima di un monte, ho pensato da sveglio.
Ma, stavamo salendo su una china di sassi o li stavamo spingendo su per una immaginata china? Ammessa l’ipotesi, per far capire al Laden prima e a me dopo che stavamo operando come Sifiso operò? Perché mai il Laden guardava me, mi sono chiesto al risveglio. Per accertarsi se avevo visto che gli ero dietro e quindi, dopo in quanto secondo? Occhiate del genere mi è capitato di vederle fra vincitore e vinto nelle gare fra sportivi. E quel compiaciuto sorrisetto cosa confermava al Laden? Che, rispetto a lui, il mio stato di secondo in quella salita gli era ovvio? E che ci facevano un diverso cristiano e un diverso mistico sulla stessa salita? Per far capire che solo (o anche) la vita diversamente comune può percorrere la stessa strada verso la cima di un Monte?
E perché il sogno non ha mostrato la meta? Perché il sasso raggiunto (particolare del Monte universale) ci ha mostrato quale posizione della mistica salita abbiamo potuto raggiungere, e quindi, altro non potevamo vedere non avendo finito il percorso? E se invece di compiacimento (come inizialmente interpretato quel sorriso) fosse stato di amicale tenerezza? Al risveglio avevo escluso l’inspiegabile sensazione sia a causa della mia arietina paranoia sia perché non so spiegarmi su quali corrispondenze di spirito possa essersi costituita. Se non di spirito, su quella della ricerca della cima di un Monte che ci porta verso la stessa salita, indipendentemente dalla rispettiva Cultura di partenza? Di questa ipotesi, nulla nel sogno mi ha fatto capire se è la conferma di un comune destino o solamente una speranza. E ammessa l’ipotesi di un destino verso un Monte comune, di chi, di cosa? Delle rispettive culture? Delle rispettive fedi? Mah!
DENTRO FUORI OLTRE