A Israele

A Israele rimane ancora un Esodo: dalla cima del Monte al piano.

L’avevo già raccontata da qualche parte di questo blog, ma, per amor di tesi, è necessario che la ripeta. All’epoca della mia esperienza nella medianità non sapevo da che parte sbattere la testa da tanto ero privo di riferimenti. Probabilmente, anche per questo, in una seduta medianica mi fu detto che un certo Roberto mi avrebbe aiutato. Roberto chi?! Vallo a sapere! Con quell’intenzione, tuttavia, provai a cercare questo fantasmatico Roberto. Occupandomi di un ideale, ho ovviamente trascurato di occuparmi dei Roberto comuni. Sono andato, invece, a cercarlo fra i preti che, come me, si occupavano di tossicodipendenze. In quell’ambito, si, avevo veramente bisogno di aiuto! Anche nel mio personale, in vero, ma allora non me ne rendevo pienamente conto. Dagli che ti ridagli, l’ho trovato. Per farvela corta, non era quello. Per me, infatti, nulla poteva e nulla ha potuto. Pressoché stremato da ulteriori quanto inutili ricerche ho smesso la ricerca. Molti anni dopo, almeno una decina se non di più, in un grave momento di disoccupazione trovo lavoro. Volete sapere per mezzo di chi? Per mezzo di un Roberto! Cosa ricavarne dalla “coincidenza”? In primo, che il preannuncio di quella Presenza si era verificato; in secondo, lo stato di vita spiritica di quella presenza. Occupandosi di cose ancora materiali (quelle cioè, legate all’umana necessità) non poteva non essere che uno spirito “basso”; basso, non necessariamente significa satanico. Nulla aveva detto ed ulteriormente fatto, infatti, per condizionare in negativo la mia vita. Se gli spiriti bassi si occupano delle cose della vita, ne consegue che gli spiriti elevati si occupano delle cose elevate della vita. Quale, la cosa più elevata ed elevante della nostra vita? Il nostro spirito. Sono elevati quegli spiriti, allora, che pur dando spirito (forza della vitalità naturale e vita alla culturale) al nostro spirito, non interagiscono in nessun altro modo; e adesso torniamo sul Sinai. Cosa cercava il Mosè? Indipendentemente dalle finalità personali, cercava un luogo per il suo popolo. Cosa gli promise lo Spirito che gli si rivelò? Gli promise una terra. Il rapporto fra lo spirito del Mosè e lo spirito sul Sinai, quindi, ebbe base su esigenze materiali, non, spirituali. Se spirituali, infatti, gli avrebbe concesso la sua forza, non una condizionata promessa di terra. Quello spirito, quindi, indipendentemente dalle manifestazioni che lo dimostrarono potente, fu uno spirito basso. Fu anche uno spirito satanico? Non lo so. Quello che tutti sappiamo, però, sono le conseguenze di quella promessa, e da quelle, ognuno tragga le sue conclusioni. Quello che penso di poter dire, ancora, è che vi sarà pace in Israele, solo quando Israele si deciderà a tornare sul Sinai giusto per verificare come mai un’affermazione che pur dicendo il vero può anche essere detta da uno spirito non vero. Non credo a un Mosè cosi ingenuo da credere a quello spirito perché gli dimostrò qualche artificio. Credo, invece, che gli credette per il bisogno che ebbe il suo spirito (la forza della sua vita) di essere potenziato da un più potente spirito: quello della vita.

FUORI DENTRO OLTRE