Di Dio non considero

Di Dio non considero quanto gli si mette in bocca. Se prenderò il Covid, quindi, non sarà perché non sono andato a messa. Un blogger m’ha rivelato che con imbecille si intende “microbo bisognoso di aiuto”. Per questo significato vedo piena di imbecilli la politica sociale di chi (per fazioso contrasto con il Governo) taglia il ramo dove é seduto. Pur da seduta sullo stesso ramo, la stessa Chiesa parla di negazione del culto, quando il vero soggetto è la negazione degli assembramenti comunque motivati. Penso, invece che (a chiese già meno frequentate) il vero motivo sia la paura che gli italiani possano perdere l’abitudine “religiosa” che sinora occupa (o meglio, occupava) almeno un oretta della domenica mattina. L’aperitivo mica si può prendere alle nove, vero! Per fortuna Francesco ha messo a posto le voci bisognose! L’ha potuto, sia perché gesuita (e quindi, capace di maggior vista) sia perché non appartenente al sistema clericale pur appartenendo al pensiero evangelico. La chiesa è un’idra dalle molte teste. Francesco potrà anche trasferire le contrarie ma non le può decapitare nel senso di obbligarle al silenzio! Ne farebbe i martiri del loro bisogno. Tornando alla Bibbia. nel libro si racconta che i popoli dell’epoca raggiunsero tali vette di potere e di vanità, da farli crollare sotto il peso di quelle vette e di quelle vanità. Come sempre succede nei casi di maggior disastro, i religiosi (quelli pieni di vanità quando non di voglia di potere) addebitano quel genere di crolli alla giustizia di Dio. Ben diversamente, inconsapevoli artefici del crollo sono state (prese da deliri di potenza e di conoscenza) le stesse vittime. Tolti alla storia biblica tutti i fantasiosi orpelli di ordine fideistico, cosa distingue quel crollo da quello che stiamo subendo nell’odierna Babele di voci e di fatti? A mio vedere, solamente l’edile modernità della Torre.

FUORI DENTRO OLTRE