a Simone

Questa mattina sono andato in una libreria. Sul banco delle cianfrusaglia a prezzo ridotto, mi cade l’occhio su di un titolo: Lo Zen e gli uccelli rapaci di Thomas Merton. Molti anni fa, di Merton (un mistico cattolico) avevo letto La Montagna delle sette balze. Di quella Montagna mi era mancato il fiato già alla prima balza, pertanto, di certo non posso spacciarmi come un suo studioso! Per quale titolo, allora, parlo di questo? Passami il titolo di una maggiorata conoscenza: quella che hai conosciuto nel mio sito. Dottorato di questo, apro il libro in questione. Fra altro, leggo: “La coscienza Zen è paragonata ad uno specchio. Lo specchio è senza io e senza mente. Se arriva un fiore, riflette il fiore. Se arriva un uccello riflette un uccello. Mostra bello un oggetto bello, mostra brutto un oggetto brutto. Rivela ogni cosa di com’è. Non ha mente discriminante, e né coscienza di sé. Se arriva qualcosa lo specchio lo riflette; se scompare lo specchio lo lascia scomparire… e non rimane alcuna traccia. Tale non – attaccamento (lo stato di assenza mentale, o la funzione veramente libera di uno specchio) è qui paragonato alla pura e lucida saggezza del Budda” [dice Zenkei Shibayama in: On Zazen Wasan, kioto, 1967, p.28]”  Se ho ben capito, dello Specchio Zen si può dire che è una forma di vita, “in attesa di…”, sia quando non riflette, che quando riflette. Lo è anche quando riflette, perché la coscienza Zen (illustrata dall’immagine dello specchio) non distingue, non inquadra, non schematizza, non giudica, non distingue, ecc, ecc. Esattamente come il Principio della vita che dico Capoverso.  Diversamente dall’idea espressa da Merton, la funzione del Capoverso non è quella di essere una coscienza Zen “in attesa di…” Se mai, è quella di essere l’Immagine in cui la Coscienza Zen (dal Merton rappresentata come Budda) si riflette secondo la sua “visione”. Non essendoci altro specchio oltre lo Specchio, il Principio della vita può specchiarsi solo in sé stesso. Come tale (qui dissento dal Merton) non può non riflettere anche quando non riflette. Tra Vita e vita, infatti, non vi sono degli stati di vuoto “in attesa di…” Ammetterne la possibilità, significa affermare che il Principio può anche originare degli stati di nulla: non lo può. Pensarlo, significa ammettere che il Principio concepisce anche il nulla, ma ciò significa ammettere anche che nel Capoverso esistono stati di nulla. Per un assoluto, è impossibile: un Assoluto genera solo il suo assoluto, e quindi, solo ciò che in assoluto è: vita. Zen o no che sia, la Coscienza è una conseguenza.  Quale, l’attesa di… nello spirito Zen? Risalendo ai principi primi, direi, della volontà di vita che di volta la riempie di che riflettere, e, quindi, di che far vedere, capire, agire, ecc. ecc. Quale, la volontà di vita che di volta in volta riempie lo specchio della coscienza? A mio avviso, è la fede nella Volontà della vita che ha attuato la vita. Collocati in quella fede, ci trovo una Donna che l’accolse senza condizioni. Ci trovo la fede in un Amore senza condizioni, (quella di Cristo verso il Padre e quella di Pietro nei confronti di Cristo) e ci trovo la fede senza condizioni nel Riconosciuto dal Profeta. Naturalmente, ci trovo anche lo Specchio, (la Coscienza) che riflette tutto questo. Fantasticando sono andato un po’ fuori tema. Guaio è, che quando inizio devo tornare all’Inizio.

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