Più o meno sappiamo tutti cos’è l’Inferno secondo chiesa. Per quanto conosco, invece, non sono di quell’idea. Inferno, per me, non è un luogo: è uno stato della nostra conoscenza sulla vita, o meglio, della nostra ignoranza e/o opposizione verso i principi della vita e del suo originante Principio: comunque lo si chiami, lo si dica, lo si immagini. Abbiamo due principi di vita: il soprannaturale ed il naturale. Il primo è l’Immagine, mentre il secondo, ciò che è a Sua somiglianza. Vita, è stato di infiniti stati della relazione di corrispondenza fra i suoi stati: Natura, Cultura, Spirito. Il Principio soprannaturale, è il massimo stato della trinitario_unitaria corrispondenza fra i suoi stati. Per questo, è l’Unico, e per questo, è anche detto l’Uno. In quanto a somiglianza dell’Immagine, anche noi siamo trinitario_unitari. Lo siamo, perché il bene non può essere disgiunto dal vero, se non mettendo in sofferenza lo spirito: cioè, la forza della nostra vita. Non era mia intenzione illustrarvi il cosiddetto mistero della Trinità ma già che ci sono! Vivere, è capire la differenza fra i principi dell’Immagine e quelli della Somiglianza. Mettiamo che il Principio della vita (l’Uno) sia un valore X, e mettiamo che la completa ignoranza di quel valore, (il cosiddetto Inferno) sia Zero. Ora, ammettiamo che di quel Principio (quello della vita) io abbia capito un valore pari a sette. Si può dire, allora, che sono prossimo al Principio per un valore pari a sette, e distante dall’Inferno, (cioè, dalla totale ignoranza dell’Immagine della vita) per analogo valore. Vita, però. è stato di infiniti stati della relazione di conoscenza fra la vita del mio principio e quella del Principio. Il che vuol dire, che nella ricerca della mia verità, e della Verità, il mio sette, può diventare un nove, o un cinque, in ragione dell’aumento, o della diminuzione, del mio capire, e di conseguenza, del mio vivere il capito. In ragione dell’aumento del capire l’Immagine della vita, ci collochiamo prossimi al Principio. In ragione della carenza di quel capire, ci collochiamo distanti dal Principio. Nessun stato di vita, però, può giungere allo Zero. Anche la massima ignoranza sul Principio, infatti, non ci esclude dalla vita del Principio. Tutti, infatti, possediamo il Suo stesso principio: la vita. Si può dire, allora, che neanche il Male, abita l’Inferno. Al più, in ragione della sua ignoranza e/o opposizione verso il Principio, si può dire che c’è l’ha nella mente. Ed è quello, che, su l’Inferno, possiamo dire anche di noi.
“Perché¨ poi gli umani tendano al paradiso ma sono attratti dall’inferno è altra questione da approfondire…”
“C’è un centro di gravità permanente” nel nostro animo, e c’è chi lo identifica nelle infinite forme del male: per me, nel dolore naturale e spirituale da errore culturale. Con l’affermazione, mi riallaccio all’Inferno come zona di non conoscenza. Di per sé, la non conoscenza non è un male: male, è voler restare, non conoscenti. Si può, voler restare non conoscenti? Direi di sì. Basta escludere dall’IO, tutto quello che lo porta a comprendere la ragione altrui. Basta eleggerlo, cioè, a primario principio, oltre che della vita propria, anche di quella altra; egocentrica elezione, questa, tipica dello stato infantile della vita. Attratti dall’Inferno, quindi, perché attratti da un “centro di gravità permanente” quale può essere l’egocentrismo? E, perché mai sarebbe infernale, l’egocentrismo? Lo è, a mio avviso, perché, l’egocentrico, riducendo tutto a proprio servizio, riduce la ragione della vita altrui, sottomettendone la volontà. Il che, oltre che dello stato infantile della vita, è anche tipico del potere, e della manifestazione dei potenti. Se il potere e la manifestazione dei potenti è tipica dell’egocentrismo, e se l’egocentrismo è tipico dello stato infantile della vita, allora, si può dire che ogni potere, e potente, è infantile. Al punto, gli umani sono attratti dall’Inferno, o attratti da quel periodo della vita, nel quale, tutto gravita attorno a noi? Guarda un po’ a dove sono andato a finire: egocentrismo e fame di potere motivati da una nostalgia di culla? Infernale, questa nostalgia? Direi di sì. Egocentrismo e fame di potere, infatti, fissando l’identità all’interno dei loro principi, fissano anche ogni altro atto della conoscenza. Nella fissazione di ogni altro atto della conoscenza, si instaura quell’inferno che è la distanza dalla verità: propria, altra, e superiore. Dopo questa pizza da voltar via con la testa ci vuole proprio un caffè! Quanto zucchero?
FUORI DENTRO OLTRE