Tolto il cattolicesimo

“Ti concedo volentieri che la tua teologia è meno folle di quella cristiana, comunque a me questa disinvoltura imbarazza egualmente.”

Si, posso capire il tuo imbarazzo. Non tanto perché meno folle di quella cristiana (senza alcuna ironia ti ringrazio delle definizione) ma perché indubbiamente meno folle di quella paolino – cattolica. Ricorda, però, che io non ho mai detto teologico il mio pensiero, ne che lo penso, e ne che mai intenderò dirlo. Tanto meno ho detto che è una religione, e neanche ho mai sostenuto che è Verità: le mie sono solo visioni culturali. Quindi, gradirei che tu le discutessi su queste basi, non, su ciò che non si sono mai sognate di essere. Al proposito, il mio pensiero è questo: ti serve? Bene! Non ti serve? Bene!

“del resto la fede è un bisogno psicologico e quindi nulla può dirci rispetto alla verità, figuriamoci rispetto alla Verità!”

Per me, la fede dovrebbe restare una rivelazione privata. I mistici possono dire quello che vogliono. Accetto le loro opinioni, come accetto le tue o quelle di altri: con riserva di giudizio. Comunque sia, per me, di Dio non si può dire nulla di positivo e/o di negativo. Al più, si può dire che è! Comunque basata l’affermazione, questo implica un atto di fede, naturalmente, e la fede, è come il coraggio: chi non c’è l’ha, non se lo può inventare. Meglio o peggio che sia, naturalmente.

“Non conosco quanto basta per capire questa tua opinione: ” … allora la differenza fra credenti e non credenti diventerebbe insignificante.”

Oso dirti solamente, che se spogli il cristianesimo di quello che l’ha fatto diventare cattolicesimo, altro non trovi che l’elevazione al Padre (unico pensiero teologico detto da Cristo, almeno per quanto conosco) di una morale naturale – sociale. Si, tolto il cattolicesimo, la differenza fra credenti e non credenti diventerebbe, non insignificante, come sostieni, bensì un differente corso morale, che, almeno a livello umano persegue lo stesso fine: il raggiungimento del bene.

DENTRO FUORI OLTRE