Per anni mi sono chiesto perché ho sempre desiderato, quando non amato gli abbandonati che pur avendo genitori lo stesso sentivo come orfani. Solo recentemente ho capito che li “amavo”’ perché in loro rivedevo me: abbandonato dai genitori naturali e raccolto da culturali. L’adottiva che mi accolse si ritrovò a essere padre determinante oltre che di madre accogliente perché l’adottante mi mancò ancora da bambino. Quanto il padre mostra al figlio (come determinare la propria volontà di vita) si mescolò, così, con quanto si insegna (o si insegnava) alla figlia: come accogliere la volontà maschilmente determinata. Appresi i due principi dalla stessa fonte nulla li separò. Fui, così, due figure nella stessa mente. Ne sortì, una virilità anche femminile e una femminilità anche virile. Ciò che ora è un’indiscutibile valore (il doppio sentire) allora fu un problema da né zuppa e né pan bagnato, o da né carne e né pesce. Non trovando ovile, mi adattai e mi giovai di quello omosessuale. In quello, amai i capri che vi trovai, amorosamente materno e normativamentee paterno, esattamente come mi amò Cesira. Visceralmente contrario a ogni genere di edipico delitto ho scelto (incosciente prima e cosciente man mano) di non agire per principi di morte, così ho lasciato vivere l’accoglienza e la determinazione nel gender universale che è la vita quando non è settoriata. In quella universalità mi ritrovo mentalmente femmina quando l’accolgo e mentalmente maschio quando la determino. Il tutto in unico spirito.
DEI TEMPI CHE FURONO