Droga: da sempre sostengo…

Da sempre sostengo che la droga ha due fasi: quella di essere il balocco dei lucignoli, e antidoto, per quando si ritrovano alla stanga degli Sputafuoco. La droga è un tumore in metastasi. Così il tossicodipendente è diventato funzionale sia al sistema antisociale che a quello sociale. Al sistema antisociale lo è diventato tossico delinquente per ovvie ragioni. Al sistema sociale, invece, perché si oppone a quelle ragioni. La Repubblica di oggi racconta che in casa di un ragazzo di 16 anni hanno trovato 600 pastiglie di estasy! Un ispettore di polizia mi diceva che l’unica cosa che può fare veramente, è tagliar le punte alle erbacce che spuntano oltre un convenuto limite. Per implicite cose, ciò significa che l’unica utopia praticabile rimane solamente quella che dicono “riduzione del danno”: riduzione, che, indubbiamente è riduzione del dolore, ma che non è risoluzione dell’errore. Risoluzione dell’errore lo diventa dando la droga come antidoto alla droga. Risoluzione al 50%, però, perché l’antidoto non cura la parte amorale e/o asociale, che nel frattempo ha costituito identità del preso da droga! E, allora? Allora dovremmo accettare l’idea che ognuno è via delle sue verità, e se malsane quelle verità, si facciano carico i referenti sociali e/o religiosi, del dovere di curare il fattibile rendendolo meno impossibile.

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