La colpa, signor Direttore, è proporzionale allo stato di coscienza. In quanto presidente ed in quanto proprietario di Discoteca, vedo (e mi vedo) nolentemente “colpevole” di ospitare una gioventù, a sua volta “colpevole” di una vitalità generalmente in eccesso, a vuoi a causa di una esasperata ricerca di un più ampio completamento amicale – sentimentale, vuoi per segnare meglio uno stacco fra la vita che vivono e quella che vorrebbero vivere, vuoi a causa di “ausiliari” supporti: droghe monopolizzate dallo Stato, e droghe monopolizzate da altri stati. Una causa non esclude l’altra. La gioia di vivere è un’acqua che disseta. Non vi è acqua, che possa dirsi pura. Alla stregua, non vi è ambito e/o prodotto, che possa dirsi puro. Preso atto dell’universale impurità di quell’acqua, comunque non ci pare atto intelligente, il chiudere i bacini che la contengono. Intelligente, è filtrarla. Intelligente è controllare i bacini. Nessuna delle Discoteche che rappresento si è mai rifiutata di applicare i più idonei filtri e/o controllare il proprio ambito. E’ certamente vero che una maggiorata conoscenza, permette l’applicazione di maggiori filtri e di miglior controllo; e neanche di queste azioni, nessuno di Noi, rifiuta. Il genere di filtro che noi applichiamo nelle nostre Discoteche nasce dalla nostra esperienza. E’ chiaro (c’è ne rendiamo ben conto) che non basta.
Non basta, perché vi sono impurità che si sanno ben mimetizzare fra le non impure. Chi, è in grado di distinguerle meglio? In teoria, molti addetti ai lavori di pulizia? del sociale, ma in pratica, e a priori, nessuno. Ci ritroviamo così, Noi discoteche, ad essere l’involontario territorio di guerra, non solo, delle vittime di sé stessi, ma anche di chi dovrebbe aprioristicamente impedire, nella giovinezza, l’emergere di istinti inconsciamente suicidari. Come non bastasse, siamo involontario territorio di guerra dove, maggiormente si dimostrano le carenze operative, vuoi dei deputati alle politiche giovanili, vuoi dei deputati al controllo sui risultati di quelle politiche. Nessuno di noi, Associazione, si è ma sognato di chiedere la chiusura di un Sert ad ogni morto per droga.
Nessuno di Noi, Associazione, si è mai sognato di chiedere la chiusura di un Commissariato perché non ha saputo fermare lo spaccio (o lo spacciatore) che ha provocato quel morto: pure, sanno molto più di noi. Pure, possono molto più di noi. Cosa ci ritroviamo a vivere, invece? Ci ritroviamo a vivere un rischio di fallimento per ripetute chiusure, perché, onde separare l’acqua sporca dalla pulita, altro mezzo non si trova, oltre al chiudere i bacini. Per quale colpa, dal momento che se da un lato abbiamo ben coscienza del problema, dall’altro, non possiamo essere coscienti dei problemi che possono albergare in una data coscienza? E, se i deputati alle politiche giovanili ed al controllo, chiaramente, non possono essere i maghi che ipso fatto risolvono il problema della devianza sociale nella giovinezza, (e/o nel dato giovane) per quale mai potere possiamo esserlo noi, che se per malaugurata idea di permettiamo di allontanare un soggetto dai nostri ambienti, anche solo delicatamente accompagnandolo verso l’uscita, rischiamo una denuncia penale per maltrattamento?
Il Ministro di un precedente governo ebbe a dire: dobbiamo imparare a convivere con la Mafia. Noi, non le abbiamo scritto questa lettera perché vogliamo convivere con l’acqua sporca, ma perché vogliamo imparar a separare acqua da acqua, in quanto invasi, non solo dalla marea di fango che tutto invade (se già non ha tutto invaso) ma anche delle chiare insufficienze di chi, ben più efficacemente di noi, dovrebbe difendere anche noi. Vorremmo sapere, inoltre, se e come, i deputati al problema devianza nella cultura giovanile intendono risolvere il Problema, senza per questo aggiungere danno a danno. Chiudere le Discoteche, infatti, non è, risolvere il Problema. Più che altro; ci pare la terapeutica volontà di chi non vuole avere problemi. Il non aver problemi perché si tacita il Problema chiudendo le Discoteche, è giustizia di chi può, ma non è la giustizia di chi sa. A proposito dell’inquinamento nei valori nella Giustizia, anche ogni atto che sa di sopruso è una melma. Non per questo chiediamo la chiusura della Giustizia. Solamente gli chiediamo, di dare ad ognuno il suo, bilanciando i suoi piatti ed i suoi pesi, con più mirato equilibrio.
ANDANDO PER SCALINI