Si possono dire normali gli aderenti a regole fissate da una società e/o da una religione. La definizione, però, riguarda la nostra identità sociale: è normale, cioè, il Cittadino che segue le regole imposte dalla convivenza sociale. Per la Religione, invece, sono normali i credenti che seguono le regole del dato credo. Visti da vicino ambedue i poteri, nessuno è normale, o precisando, lo sono solo sulla carta dove scrivono i loro intenti, e dove, a loro volta, da non perfetti, si incasellano necessariamente fra i normali anche non normali. Della normalità, quindi, si può dire che è solo la definizione di un principio di irrealtà. Nessuna regola può incasellare la soggettiva umanità, a meno che, così facendo, non vogliano (il Principato e la Religione) incasellare la vita per il non tanto sotteso scopo di impecorire anche quella. Guaio è, che il Principato e la Religione impecorano la nostra umanità (stavo per scrivere “impecorinano”) perché solo così possono mantenere la mano morta sul Cittadino. Guaio è, che né la Società e né la Religione sono interessati a liberare l’essere da galere che tali non paiono solo perché mimetizzate da ostelli senza orario di rientro! Eccome, se c’è il rientro! Si meraviglia la società, e si scandalizza la chiesa perché con i Pride c’è gente che per almeno un giorno se ne sbatte le palle di ogni marchiatura impressa sul loro vello. Per almeno un giorno, c’è gente che vuole solamente ridere! La norma finirà seppellita da quelle risate? Certamente no, tuttavia lo teme! E questo fa ancora più ridere perché nei Pride, nonostante la compita serietà, si mostra nuda più dei gayosi!
ANDANDO PER SCALINI