Su l’Annunciata di Antonello da Messina, la giornalista Chiara Gatti de “la Repubblica”, scrive: ” … la figura dell’angelo è tuttavia evocata dal gesto della Vergine, che (colta di sorpresa durante la lettura del suo libro di preghiere) con una mano si chiude il velo, mentre con l’altra sembra stabilire un contatto.” La signora Gatti, inoltre, sostiene che nell’eliminazione della figura dell’angelo, “Antonello sconvolge la tradizionale iconografia dell’Annunciazione”. Perché l’Antonello non ha dipinto l’Angelo? Due, i possibili motivi:
*) una non convenzionale concezione iconografica;
*) una non convenzionale concezione degli angeli.
La non convenzionale concezione degli angeli, sempre a mio avviso, gli ha permesso di comporre una non convenzionale concezione iconografica. Quale, la non convenzionale concezione iconografica dell’angelo? Se la precedente lo rendeva visibile, il Messina l’ha reso invisibile. Perché? Perché gli angeli sono spiriti, quindi, invisibili perché senza corpo. Se sono invisibili perché senza corpo, su quali basi sostenere angelica, quella presenza? Mi si dirà, ma, per quello che ha detto? E, dove è scritto, che quello che può dire un angelo, non lo può dire, o quanto meno recitare uno spirito non angelico? Guardate la Vergine:
anche lei sta dubitando. O meglio, lo sta facendo il Messina, e c’è lo sta dicendo per mezzo dell’opera. Come? Dove? Fate caso: sulla Vergine cade una luce, ma quella luce non cade nella stanza, (lo sfondo) che infatti è buia. Allora: nella stanza buia, la Vergine sente una voce. Come, sente una voce, mi direte? E, certo! Oltre perché invisibile, come poteva vedere l’angelo, in una stanza buia! La Vergine che sente una voce si chiude la veste perché sa di non essere sola. Lo fa per paura? Il volto della Vergine non lo dice. Ne ricavo, quindi, che è atto del pudore.
La mano, infatti, chiude il velo sul petto. Nel petto vi sono le mammelle. Le mammelle servono all’allattamento. Si può anche dire, allora, che la mano che chiude il velo, chiude anche la possibilità dell’allattamento. Chiudere la possibilità all’allattamento, è chiudere la possibilità di nutrire una vita, o un’altra vita, o la vita. Quello che chiude la mano sinistra, lo lascia aperto, però, la mano destra. Perché? Ipotizzo una risposta alla fine di questo “percorso”, ma, fra le righe.
Gli occhi della Vergine sembrano guardare verso destra.
Perché? A mio avviso, perché la voce gli arriva dal buio, (notorio colore della non conoscenza, e/o della non coscienza) e, alle sue spalle, da destra. Nel segno del Crocefisso, la destra è il luogo della santità dello Spirito. Si, ma anche di uno spirito? Ad una lettura simbolica della frase dal buio e alle sue spalle, si può anche affermare che la voce gli arriva da uno scuro passato che la Vergine si è lasciato alle spalle, ma l’immagine dice anche i dubbi del Messina. Si può dire, pertanto, che la storia che il Messina dipinge si origina da un buio che si perde nel passato. Oltre che verso destra, gli occhi sembrano guardare in basso. In basso, però, non come chi vede un’immagine bassa, ma come chi, sull’avvenimento, sta raccogliendo i suoi pensieri. A parte le emozioni dette dagli occhi, il volto della Vergine non mostra altro. La bocca non sta stabilendo nessun contatto verbale, a mio vedere.
C’è un che di sorridente, in quelle labbra; e non c’è traccia di timore nel viso. Se la bocca non comunica, comunica, però, la mano. Cosa sta dicendo, la mano? Guardatela! Non vi pare che stia dicendo alla voce: piano, fammi ascoltare, fammi capire. Capire cosa? Se accettare o non accettare la voce? Se accettare o non accettare di riaprire il velo sul petto, e quindi, di aprire la possibilità di vita, ad una nuova “voce”? Riguardate gli occhi dell’immagine! Stanno dicendo che c’è una domanda in corso, ma, proviene da una voce esteriore, o una voce interiore, quella che sente la Vergine? Anche in questo caso, la risposta della mano è: piano… fammi ascoltare… fammi capire.
ANDANDO PER SCALINI