(Gesù che pizza! Non avevo mica l’intenzione di scrivere na’ roba del genere! Neanche, però, sono riuscito a impedirmelo! Cosa fatta, capo avrà!)
Caro Francesco: è vero che Dio non parla, ma al suo posto lo fa la vita. La teologia cattolica (qualsiasi teologia, in vero) mi ricorda la fasciatura che deformava i piedi delle cinesi di una volta. Il piede simbolizza il passo (lo si intende in senso esistenziale) che così de_formato, da teologiche fasciature) addolora il cammino verso la meta: vuoi di fede, vuoi storico – personale, vuoi, per il credente, verso Dio. Su Dio, Vicari e mistici di tutti i generi, incarichi, titoli, ecc, ecc, ci hanno detto di tutto e di più. Come tutti i cristiani, per decenni ho camminato anch’io con i piedi imprigionati in quel supplizio. Ora, però, che li ho liberati, sto decisamente meglio! Aver liberato i piedi da quelle costrittive fasciature non m’ha fatto cambiare strada. Da quella ho allontanato, però, da tutte le compagnie che questa visione di Dio ha reso estranee. Terminata la premessa vengo al dunque: anche nella mia “teologia” Dio non parla. Per la mia, però, lo fa attraverso lo Spirito: potenza che lo fa e ci fa vivere. Lo Spirito è la forza della vita che si origina dalla corrispondenza di stati fra Natura (il corpo della vita comunque formato) e Cultura: il pensiero della vita comunque concepito. La parola è l’emozione della vita che dice sé stessa. La vita parla, quindi, o per mezzo del verbo (dato il Verbo) o per mezzo dello spirito dato lo Spirito. Neanche lo Spirito divino può crearsi corde vocali. Se proprio poteva e/doveva farlo, non è certo il tempo che gli è mancato. Ho pensato, allora, che abbia scelto ben altra corda: l’emozione della sua Forza. L’emozione dello Spirito è data dagli stati della sua potenza. Essendo assoluta, Uno lo Spirito (la sua potenza); Uno il Verbo: io sono; Una la Parola: vita. L’emozione del nostro spirito, è data dagli stati della nostra potenza: non assoluti, ma a Somiglianza dell’Immagine. La comunicazione fra l’emozione della Vita e l’emozione della nostra avviene fra potenze affini.
La comunicazione per affinità di potenza, tuttavia, non esclude i non corrispondenti con l’Assoluto. Al più, i non comunicanti per mancante affinità fra Potenza e potenza, sono (per dirette e/o indirette cause) da sé stessi difficoltati. Anche se di prevalenza lo sentono “chi ha orecchio”, comunque lo Spirito parla al nostro spirito per mezzo di tre voci:
Depressione quando vi è difetto di potenza nella vitalità.
Esaltazione quando vi è eccesso di potenza nella conoscenza.
Pace quando vi è corrispondente incontro fra potenza e conoscenza.
Del nostro stato di pace si può dire che è l’omeostasi spirituale della vita. Come la vita è stato di infiniti stati, anche queste corde emotive hanno infinito stato e/o condizione. Così, per lo Spirito della vita, nessuno può dirsi depresso in assoluto, esaltato in assoluto, pacifico in assoluto. Come portatori della Potenza, infatti, tutti, per principio, siamo egualmente potenti, ma, ovviamente, non in grado di esprimerla come il Principio. Nell’espressione del nostro, la persona è, quello che di prevalenza è. Nella corrispondenza di vita fra la nostra potenza e la Potenza, lo Spirito non fissa nessun stato del nostro stato. Fissa il nostro spirito, invece, ogni estranea invasione di forza (vuoi fisica, vuoi culturale, vuoi spirituale, vuoi spiritica) ma questo tarantolamento, cosa nostra è! Lo Spirito non può concedere che il suo assoluto spirito. Chi è Principio, infatti, non può concepire minor principi, così, il Principio può concedere solo il Bene, il Vero, il Giusto, non, il così – così a una vita, o il peggio a un’altra se non sta buona! Il Principio della vita non è un mercante in fiera! Visto che la voce dello Spirito è chiarissima, perché mai soffriamo ancora del mancato ascolto che porta alla depressione e/o all’esaltazione? Alla domanda ho una sola risposta: perché le teologiche fasciature ci addolorano il cammino al punto da sbarrare ogni apertura all’orecchio deputato al sentire. Meglio sarebbe farlo con quello deputato all’udire.
FUORI DENTRO OLTRE