In ragione di infinite emozioni

Caro Francesco: in ragione di infinite emozioni (rare le veramente capite) tutti agiamo (e siamo agiti) da due tensioni: l’ideale e la reale. La prevalenza dell’ideale su il reale può originare un santo come un fanatico. La prevalenza del reale, un razionale quanto un cinico. E’ equilibrata la personalità che agisce i piatti mantenendoli allo stesso livello. Ciò vale anche nella sessualità. Tornando a quanto più ti interessa, constato che nel sacerdozio odierno pesano di più i piatti del reale, con ciò intendendo della sua umanità. Perché succede? Mi sono risposto: succede ogni qual volta una missione si fa professione. Nella professione, l’ideale è un ricordo che fa da sfondo alla recita sacerdotale, ma non da sfondo al sacerdote quando scende dal palco. Da sfondo al sacerdote che scende dal palco, c’è una fame di vita (anche sessuale) tanto maggiore quanto l’ideale l’aveva contenuta. Se vere le ipotesi, ti ritrovi, allora, a dover operare per la ricostituzione di due inseparabili fronti: rinnovare l’ideale per fermare la sessualità che tracima.

Per fermare la sessualità che tracima, però, è necessario che tu non faccia la parte del medico pietoso che ti vediamo fare. Dove c’è affermata cancrena, inutili i cerotti. Soprattutto quelli che la chiesa (ogni chiesa) crede di poterci mettere sugli occhi. Caro Francesco: dove in una sessualità idealizzata c’è cancrena perché l’anticorpo che è l’ideale ha perso la sua facoltà, devi (perdonami l’imperativo) avere il coraggio di separare l’arto dal restante corpo. I se, i ma, i distinguo, i perdoni che lasciano il tempo che trovano, altro non fanno che favorire lo sviluppo dell’infezione. Separare non per giudizio, però, ma per riportare la capra al suo prato. Vediamo, invece, che sinora la sposti di ovile: aperti o chiusi secondo i casi. Se in quelli chiusi, la disattivi, ma muri anche un percorso di vita, che, come ha detto bene il Maestro dei cristiani (lo sono ma non secondo chiesa) dobbiamo bere sino alla feccia. Non ha detto per conoscere noi stessi e la vita. Penso, che l’avrebbe detto se solo gliene avessero lasciato il tempo. Penso, inoltre, che per rinnovare un ideale che sta scadendo, sia indicazione per niente male.

ANDANDO PER SCALINI