La signora di Siviglia

Da “il Fatto quotidiano” di qualche giorno fa, leggo: “In arrivo molte richieste. Guardiamo al futuro con ottimismo”. Le richieste riguardano i missili, e l’ottimista in questione è il produttore di armi statunitense Lockheed Martin. Ma, questa gente si rende conto di cosa sta dicendo? Questi qui sarebbero ottimisti sul loro futuro perché operano per toglierlo ad altri?! Lo so, è sempre stato così, ma detta come se a parlare di produzione ottimistica sia una fabbrica di mortadella non mi è mai capitato! Sento e strasento, invece, parlare di pace. La pace mi ricorda la signora di Siviglia: tutti l’amano ma nessuno la piglia!

Certamente siamo dei gran campioni nel raccontarci il nostro bisogno di pace mentre nella vita altrui preferiamo attuare la sempiterna. Troppi interessi e troppi impicci nell’attuare la contestuale. Ciò che distingue un assassinio da uno stato assassino è l’interesse: condannabile se atto privato, e nel secondo esente da giudizio perché Rex Publico. Viste così le cose, c’è speranza per la pace? Qualche speranza la vedo solo se ci decideremo a non accettare più l’arrossamento che ci pervade quando leggiamo “ama il prossimo tuo”.

Claro! Non tutti ci sono prossimi, tuttavia, non può non esserci prossima l’universale condizione che diciamo vita perché (anche nolenti noi) ci è prossima in ogni condizione, in ogni genere di caso, in ogni genere di stato, in ogni genere di chiesa.

ANDANDO PER SCALINI