Parlo per me

Premetto: ho l’abitudine di parlare per me, non di certo perché mi considero il centro delle questioni che propongo (intelligenti o no che siano) bensì, perché non sono così megalomane da parlare per tutti!

Accanto a questa mia verità ne metto un’altra: non mi reputo il corista di nessuno, anche se sono ben cosciente del fatto, che al di fuori del pensiero condiviso per precostituita appartenenza, non c’è trippa per gatti! Ne ho avuto esperienza. Certamente fa sentire soli; e grave sarebbe se non fossi l’IO che sta bene anche senza altri. Finito il pistolotto, arrivo alla questione “Caso di Orlando” anche se è facile prevedere che di quei casi (la vita non voglia!) c’è ne saranno ancora!

Il caso Orlando ci ha dimostrato ancora una volta che, indipendentemente dai perché, i fuori testa, pur mirando a precisi generi di vittime, sparano, poi, dove capita; e dove capita, ci siamo tutti! Vaglielo a dire, dopo morti, che i loro omicidi, altro non sono che dei suicidi per interposta persona; vaglielo a dire che, umanamente parlando, hanno comunque fallito! Vaglielo a dire, alla politica dei gesti da tre campanelle! Vaglielo dire a una chiesa che grida il diritto alla vita, ma alle sue condizioni. Vaglielo dire alle cristiane pecorelle con denti da lupo. La finisco qui, che mi pare quanto basta!

Non finirò mai, però, di dire, SVEGLIA!!, alle organizzazioni in Lgbt Non finirò mai di dire: dovete crescere! E per crescere, è necessario uscire da ogni personalistica culla! E nella culla della vita, che bisogna tornare! Dalla stessa dalla quale siamo venuti “FUORI”! Dalla stessa, che se da un lato ha permesso un maggior vissuto, dall’altro (sè nolente) permette un maggior morire! Ora, asciugati i pianti e spente le proteste, che difesa ad oltranza ci resta?! Certo! Una maggiore visibilità della nostra situazione di Persone, o la stessa precarietà personale di prima?!

Cosa propongono di nuovo, oltre alla legge contro l’Omofobia, che è giunta a parere il coro dell’Aida quando canta “partiam, partian” ma resta sempre lì? Uscire dalla culla, dicevo! Esce dalla culla il bambino che prende atto della vita circostante la sua. Analogamente, dobbiamo prendere atto che la difesa di un genere di vita, necessità della difesa della vita, e che per difendere la vita (e nella vita, noi) le leggi devono prevedere la difesa dei principi universali perché oltre gli steccati c’è lo steccato della vita! Se oltre una persona c’è la Persona, non la legge su l’Omofobia bisogna spingere, ma la legge contro la disumanità.

Certo! Uscire dalla culla personale costa rinunce al bambino costretto a crescere. Infatti, non può più essere individualmente egoista e/o egocentrico; non può più chiedere di venir cresciuto! Deve imparare, per il tutto che è, a crescere nel Tutto che siamo! A me non interessa una legge che mi difenda come Finocchio! A me interessa una legge che mi difenda (e che tutti difenda) come l’Umanità che sono e siamo, e che da sempre grida (nei deboli, nelle donne, nelle altre razze, negli anziani, e in tutti i generi di ultimi) un più forte bisogno di intangibilità!

Non mi aspetto grandi cose da questo urlo! Tutti i generi di poteri, purtroppo, (vuoi i maggiori come i piccoli, vuoi delle piazze del bene come di quelle del male) nel momento stesso che diventano organizzazioni, passano, dall’agire secondo vita, all’agire secondo la loro vita. In ciò, dalle rispettive verità alle rispettive opportunità. Starò a vedere! Non avrò niente da vedere? Non mia la vergogna!

ANDANDO PER SCALINI