Vediamo di capirci: non ho alcuna intenzione di rompere la mia amicizia con te: in nome di nessuno! Tanto meno in nome di Dio che a me non risulta proprio di essere il suo portavoce. Non ho detto che è gesuitico pensare che Dio si occupi delle mie o delle tue rogne, ma che è gesuitico l’argomento sostenuto dagli atei per provare l’inesistenza di Dio, e cioè, se certe ingiustizie succedono, e Dio non interviene, ciò prova che non esiste. Ora, a questa tua domanda: “è possibile Dio dopo Auschwitz?” rispondo con un’altra domanda: è sostenibile l’idea di un Universo in cui ci stiano, contemporaneamente, un Dio onnipotente e un bambino tra le braccia nude di una donna, un attimo prima che qualcuno li uccida entrambi?”
Rispondo di si, anche nel caso di donna con braccia non nude. Secondo la mia visione culturale, infatti, Dio, è il Principio della vita che ha attuato il Suo principio: la vita. Lo chiamo Principio perché a me non piace nominare invano. Permettimi di sottolinearti il punto: la vita, caro Paolo, non, il vivere di ciò che quel Principio ha attuato. Con altre parole, Dio è responsabile del nostro principio, non, di quello che il nostro principio attua. Perché sostengo questa idea? Lo sostengo perché un principio primo (e per questo assoluto) non può originare nulla che sia diverso da sè. Ora, quale il principio primo della nostra vita? Quello che noi facciamo?
Ma neanche per idea: è quello che noi siamo. Ora, eliminando da noi tutti i minimi termini che ci resta come principio assoluto? Ci resta il nostro essere vita. Da questo principio, si emana il nostro essere in vita, e, quindi, il nostro vivere. Ovviamente questa mia visione non si concilia per niente con la visione cattolica di Dio, quindi, è un’idea eretica. Detta da me, poteva mai essere una visone normale? Chiaro che no! Non conosco abbastanza Dio per sapere se è una entità superiore.
D’altra parte, nessuno ha mai sentito nulla di proveniente da Dio. Certamente vero, però, che essendo vita al principio della vita, la si può dire superiore se non altro perché prima. In quanto tale, non può esser detta bassa, così come tuo figlio non può esser detto di natalità superiore (o prima) della tua. O, no? La fede, Paolo, è un credo che la ragione non può accettare perché è un vero e proprio salto nel vuoto. Nessuno infatti può dire di conoscere Dio, quindi, verso chi ci buttiamo? O, islamicamente dicendo: a chi ci dedichiamo? D’altra parte, quando mai un allievo paracadutista impara a diventarlo se non prende il coraggio di buttarsi dalla torre di allenamento?
Ecco, della fede, inoltre, si può dire che è coraggio. Certamente coraggio dell’incoscienza (dal punto di vista della ragione atea o no che sia) o coraggio dell’in_coscienza dal punto di vista della fede. Per quanto mi riguarda, riconosco un solo principio della vita: il Principio; e a questo penso come Dio. Tutto il resto è teologia: in vero, scienza dell’ignoranza su Dio, non, della conoscenza. Sul fatto che pregarlo sia sensato o no, ad ognuno la sua fede. Per quanto riguarda la mia, a me viene di pensarLo solo quando ho momenti di felicità. Come vedi, non sono ortodosso neanche qui!
ANDANDO PER SCALINI