Senza il Crocifisso

Senza il Crocifisso, la Croce, a mio vedere, è il pedagogico memento che simbolizza (secondo il punto di vista) o il peso della Natura sulla vita della Cultura o il peso della Cultura sulla vita della Natura. Non c’è forma, spirito, o cultura della vita che sia esente da cadute sotto i pesi che ci addossano e/o ci addossiamo. Della Croce, pertanto, direi che è l’universale memento (e monumento) che commemora e riguarda tutti i caduti sotto il peso dell’umanità, e/o della dis – umanità propria o altrui che sia.

Ricorda la caducità dell’umanità, inoltre, anche a quelli che credono di possedere la facoltà (vuoi in nome di un Io o vuoi in nome di un Dio) di mettere in croce la vita altrui. Per questo senso, è monito che segnala l’errore all’affamato di qualsiasi genere di ambizione, ed è l’avvertimento che riconduce ogni esaltata umanità al comune piano ed al comune valore. Se ho capito bene, la sua religione sostiene che il Crocefisso è un falso storico. Non ho basi per smentire e né per affermare.

Porre affermazioni in fatti e discorsi originati in lontani contesti storici e culturali può sconvolgere il proprio quanto l’altrui pensiero; può procurare dei dissidi così gravi da addolorare per epoche (come è stato per le passate e com’è per le presenti) anche le future generazioni. Si può scegliere di porre pace, però, tanto quanto la nostra parola accetta di lasciare l’ultima, alla Vita. Nell’accettare di lasciar alla Vita l’ultima parola, e nel gesto dell’amore e dell’amicizia che è nel porgere l’altra guancia anche alla ragione altrui, vedo concordanti (nello spirito della vita personale come in quello delle genti) le finalità pacificatrici dei profeti di vita.

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