Direi che c’è Edipo quando la concessione del “regno” (da padre a figlio) implica la lotta per il potere. Dove non vi è lotta di alcun genere, qualsiasi passaggio di potere è legittimato sia secondo Natura che secondo la conseguente Cultura dalle condizioni della vita fra chi cede il “regno” e chi l’eredita. E’ usurpazione di potere, invece, quando non vi è libera concessione. Al figlio che nulla riceve dal padre ma non vuole (o non sa e/o non può) “ucciderlo” o “superarlo” baipassandolo, non resta che emigrare: verso altri stati sociali, e/o verso altri stati d’umanità, e/o verso complementari identità culturali, psicologiche e sessuali non per ultimo.
Comunque motivato, non vi può essere superamento dove mancante e/o assente la figura da superare. Lo studio della psiche dice che a causa di quello l’identità in costituzione subisce disturbi di vario genere e/o stato. Perché ammalano la personalità, o perché ammaliamo la Persona imponendogli di “uccidere” quanto gli impedirebbe di essere “normale” secondo prefissate cittadinanze? Ammesso il gioco dei pensieri, Edipo si è accecato per non vedere il suo delitto, o per non “vedere” il potere a venire (da figliolanza o da usurpazione, ecc, ecc.) che l’ucciderà come lui ha ucciso?
Può essere che per salvarsi da un potere a venire Edipo abbia scelto (con l’accecamento) di ridurre la pericolosità del suo potere al punto da renderlo competitivamente quasi nullo? Può essere che si sia acceccato perchè il delitto gli ha fatto vedere che la ricerca di un potere è gioco che non vale la candela se ti costringe ad uccidere per non essere ucciso, o ben che vada, a far paura per non aver paura? E se anche la follia fosse un accecamento? In assenza di cause biologiche, un’anormalità raggiunta per lo scopo di fuggire da estranee normalità? Mah!
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