ANDANDO PER SCALINI
“E la rabbia delle piazze arabe? Le adunate furiose che ci mostrano i telegiornali, mentre si bruciano bandiere con la stella di David e manichini nella veste saudita? Dove sono le masse? Nel pomeriggio, la polizia ha sbaragliato in pochi minuti una dimostrazione organizzata dai Fratelli mussulmani, non più di un migliaio di persone. Molte di più sono accorse stanotte davanti all’Hard Rock Cafe, non per dare fuoco ad un simbolo del colonialismo culturale, ma per passarvi il Capodanno: festa sconosciuta al calendario islamico. Tra i cairoti che invece sciamano per la Corniche, molti giovani esibiscono il copricapo, quest’anno di gran moda, il berretto da baseball, tipico gioco egizio. Nei ristoranti, nelle discoteche, arabi ed europei salutano l’anno nuovo nello stesso modo, con la stessa felicità obbligatoria, i brindisi, gli schiamazzi, il rock. Otto anni di ansie identitarie, di narrazioni sulle opposte civiltà e le incompatibili culture, le “radici cristiane” e il “mondo mussulmano”, per ritrovarci a mollo in questo ceto medio globale, indifferenziato, e per la gran parte, forse indifferente. Le rovine di Gaza, non saranno allora, lo sfondo di una crisi dell’identità araba, cominciata molto prima e solo adesso affiorata? E, dove conduce, dove sbucherà?”
(Da La Repubblica del 2 Gennaio 2009 di Guido Rampolli)
La risposta a quest’ultima domanda l’ha già data più volte la Storia. Condurrà la vita a nuovi corsi, a nuovi pensieri, a nuovo Uomo, per quanto, com’è adesso, ancora ombrato dal vecchio. Condurrà al superamento del complesso di Edipo: l’uccisione del Padre? No, no! Porterà “all’uccisione” dei Vicari che adesso uccidono la vita in nome del Padre.