Femminilizzazione? Oibò!

RACCOLTA DAI PENSIERI

Cosa ha fermato la mia attenzione, al punto che nonostante i miei casini continua a girarmi per la testa come una domanda che vuole subito una risposta? Direi, “femminilizzazione”. Dati gli schemi che girano (certamente non tuoi, certamente non miei, e certamente, non di molti blogger di queste parti) femminilizzazione, in qualche modo ombra una mascolinità di antichi ma mai morti concetti sulla presunta debolezza (psichica e/o sessuale) della femmina. Può giungere, quell’ombra, ad ombrare (passami la ripetizione) non tanto le certezze che una identità maschile ha di sé, quanto l’opinione che altri possono avere sul maschio così definito. Sono più che convinto che il Pabloz se ne sbatte le palle di tali ombretti. Metti, allora, che in tua compagnia stia facendo del mero passeggio su filosofici colli. Metti, ancora, che, passeggiando, ti stia prendendo sotto braccio, e guardandoti un po’ ridendo ti dica: cara, a me piace pensare al Pabloz (come penso di me) di sensibilità uterina perché è anche suo il principio dell’Accoglienza: principio che, attuato per utero forma la femmina e attuato per mente forma la Donna.

Si può dire, allora, che il Pabloz è il maschio naturale che sa essere anche culturalmente donna. Per un maschio prevalentemente etero, questo ricongiungimento fra stati è tutto fuorché semplice da quante sono le convenzionali barriere da superare. Non è stato semplice neanche per me che, per omosessualità, sono predisposto sia al verso maschile che al femminile. L’utero che accoglie il piacere, necessariamente accoglie anche il vero: per l’utero è vero tutto quello che non gli reca dolore. Quello che non reca dolore è necessariamente giusto. Di un utero, allora, (come di una uterinata mente maschile) si può anche dire che è il tribunale (naturale, culturale e spirituale) dove si discerne sulla giustizia. Ne consegue, che il carattere uterino (femminile o maschile che sia) è di chi cerca il piacere della e nella giustizia; e qui comincio a riconoscere meglio, (e a far conoscere meglio, spero) il prevalente carattere del Pabloz: del mio nondimeno.