CIRCA LA PAROLA E LE PAROLE

LA PAROLA E’ L’EMOZIONE DELLA VITA CHE DICE SE’ STESSA

 tanto quanto pensa. Tanto quanto valuta come si pensa. Tanto quanto si valuta quando pensa.

Sino dal principio dello stesso Principio, i principi della vita sono assoluti. Non sono assoluti solo se al principio ammettiamo un altro Principio, ma prossimo ad un principio assoluto non può esservi un altro Principio. Ne consegue, così, che oltre alla Natura del Principio non può esservi un’altra Natura,  come non può  esservi un’altra Cultura, come neanche un altro Spirito.

Poiché la vita nel nostro stato di vita non può raggiungere lo stato di assoluto ne consegue che, comunque sia lo stato di somiglianza con il Principio, comunque (e sempre per infiniti stati) rimane costituzionalmente trinitario_unitaria. 

Lo spirito che torna al Principio dei sui principi non resta nella forza e nella potenza raggiunta. Non lo può perché, vita, è continua corrispondenza di stati in tutti e fra tutti i suoi stati.

La continua corrispondenza  di vita fra tutti ed in tutti gli stati della vita non muta il trinitario_unitario stato del nostro stato.  Maggiorandola o diminuendola, però, muta la condizione della forza e della potenza raggiunta. Sempre secondo infiniti stati di vita, la maggiorazione renderà maggiormente prossimi al Principio dei nostri principi. Per opposto caso renderà meno prossimi.

Come nessun spirito resterà lo spirito che era perché la mutazione dello stato l’impedisce, così non resterà quello che era la nostra identità se maggiormente prossima al Principio. Non resterà quello che era neanche la meno prossima. 

Il giudizio di vicinanza o di lontananza dal Principio è detto dallo spirito che compara lo stato della sua forza e della sua potenza con la Forza e la Potenza del Principio. Lo compara specchiando lo stato dei suoi principi nello stato dei principi del Principio. Ovviamente, questo è il modo che la mia ragione vede accettabile. Altrettanto ovviamente, nulla conosco su quanto avviene.

Il giudizio non lo può dire il Principio perché è Assoluto. L’Assoluto che può essere solamente quello che è non può giudicare quello che non appartiene al suo assoluto.  Sarebbe come dire che l’oro può giudicare l’ottone.

Diversamente da quanto si racconta su il Giudizio finale, neanche può dirlo alla fine di tutto. Almeno concettualmente parlando, infatti, la fine di tutto può essere solo se ammettiamo che un Assoluto possa concepire il concetto di fine esistenza.

A fine di tutto vi è la carne che riveste lo spirito (o la materia che riveste le cose) non lo spirito che essendo inscindibile parte dello Spirito può aver fine solo se accettiamo l’idea che possa aver fine l’idea di assoluto, o elevando il pensiero la fine dell’Idea di ogni idea.

Dove vi è corrispondenza di stati e fra stati vi è l’amore indicato dallo stato della comunione raggiunta dagli stati.

Dove vi è addizione, e/o divisione, e/o moltiplicazione di stati e fra stati vi è tentazione potere. Ogni genere di potere emerge tanto quanto separa la vita particolare da sé stessa e la sé stessa dall’Universale.

LA PAROLA DEL PRINCIPIO E’ VITA. LA VITA E’ IL PROFETA DEL PRINCIPIO.

E’ mancante la vita che non vive ciò che pensa; che non valuta come si pensa; che non si valuta mentre pensa.

Nella corrispondenza di vita fra Natura e Natura, e/o fra Cultura e/o Cultura, e/o fra Spirito e Spirito, si fa parola l’influsso emozionale che ad altra vita dice lo stato del suo stato. In ragione dello stato della propria forza e della propria potenza la parola è vera tanto quanto non invade altra forza, altra potenza, altra emozione.

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