LE PREMESSE DELLA VITA

Tenuto conto delle differenze personali e di conoscenza, una parte dell’esperienza di vita dell’autore di quest’opera può dirsi parallela a quella di Saulo di Tarso, poi s. Paolo. Mi riferisco all’incontro con uno spirito. Quello che si rivelò a Saulo disse di essere quello di Cristo. Quello che si rivelò allo scrivente si manifestò per l’umanità che era stata: non libera e non liberante al momento della sua emozionale rivelazione. Emozionalmente parlando adesso lo sento raramente. Ne ricavo che il calo della reciproca corrispondenza affettiva (da me perseguita per bisogni di verità) ci ha necessariamente separati. Mi si dirà che succede anche fra gli spiriti incarnati che siamo! E’ vero, tanto quanto è vero che quello che succede fra principi in Basso (è Basso quanto somiglia all’Immagine della vita in Alto) succede anche fra i bassi principi degli spiriti in Alto; in Alto giusto per dire il luogo dove stanno (secondo credenza) gli spiriti che si sono elevato dal loro stato di bassi che sono stati in Basso.

Secondo Teresa d’Avila, “è maledetto chi crede nell’uomo”. Se ciò vale per la vita naturale, non di meno vale per la vita soprannaturale. Non solo perché è umanità che fu, ma anche perché il male può fingere il bene, molto bene tanto quanto è male. Sia che riguardi una affermazione di identità, sia che riguardi una qualsiasi altra affermazione, questa possibilità, pertanto, pone dubbio, non sulla rivelazione soprannaturale in sé, ma, oltreché sugli effettivi perché si è manifestata, anche sull’identità di qualsiasi spirito. La potenza dello spirito che si rivela nelle manifestazioni spiritiche (basse o elevate che sia, o che tali ci appaiano) non necessariamente prova che il suo stato spirituale corrisponde con il Bene. Ben vero che non prova neanche il contrario. L’impossibilità di ogni accertamento, allora, non può non essere ulteriore fonte di riserva verso ogni rivelazione e/o manifestazione di origine spiritica.

Non solo Cristo, ma ognuno di noi, può dirsi Via (Natura della vita) Verità, Cultura della vita, e, vita per la forza e la Potenza dello Spirito. La storia personale, pertanto, non può non essere che propria strada. Una strada di vita è propria, tanto quanto non è condizionata da altra vita: umana o spiritica che sia. In modo proporzionale alla rilevanza della rivelazione spiritica ne consegue che ogni ingerenza soprannaturale nella vita naturale non può non far deviare o quanto meno scombussolare un soggettivo percorso. Vuoi in virtù dell’affermazione di Teresa D’Avila o vuoi per la conoscenza delle possibilità dell’Errore quando non del Male, lo scrivente crede solamente nel Principio della vita: la vita. Porre la sua fede nella sola vita del Principio, gli ha impedito:

di essere culturalmente cieco nei confronti degli spiriti
di restare suddito dalla vita spiritica che gli si è manifestata
di originare e/o motivare qualsiasi forma di sudditanza nei confronti della vita spiritica.
Altresì, gli ha concesso:
di mantenere in sella la mente che l’esperienza nello spiritismo aveva fatto vacillare;
nel recuperato equilibrio, di tornare alla sua realtà;
di proseguire oltre quella conoscenza.

Come attraverso una conseguenza si giunge alla causa, chi scrive, infatti, è passato dalla conoscenza del particolare (emozionale incontro con uno spirito) all’universale incontro culturale e spirituale con lo Spirito. Il particolare è stato nella mia mente. L’universale nella mia vita come in quella di tutti. Prima di questo viaggio non ne avevo preso atto. Lo stato emozionale dell’incontro con lo Spirito è proporzionale alla percezione dell’universalità della vita. Tanto più si è capaci di questo stato di percezione e, tanto più, nella nostra strada ”per Damasco“, il nostro spirito (la forza della nostra vita) incontra lo Spirito: la forza della Vita.

Questo stato di conoscenza è Spiritualità. Della causa della vita sino dal principio (e dello stesso Principio) lo scrivente certamente non sostiene di saperne la Persona e tanto meno, di averla incontrata di persona, ma, in ragione del principio dell’uguaglianza che è fra una Somiglianza (uno spirito) e l’Immagine (lo Spirito) di averne solamente riconosciuto gli stati di principio: la Forza come sua Natura, la Conoscenza sulla propria forza come sua Cultura e, come Sua vita, la relazione di corrispondenza fra forza e conoscenza.

Per quel poco che risulta allo scrivente, questa conoscenza diverge da quella di Saulo e anche da quella di s. Paolo. Solo con difficoltà lo scrivente sa cosa sia giusto o sbagliato della propria vita figuriamoci se può dire sulla vita altrui, però, sa che la pace è segno di verità in quanto indica la cessazione del dissidio. Nella via ”per Damasco” di Saulo e di s. Paolo, quindi, si può dire che sono stati nella Verità tanto quanto non hanno originato e/o mantenuto dissidi e, nell’Errore tanto quanto e dove li hanno originati e/o mantenuti: questo vale anche per lo scrivente.

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