C’è chi sostiene che non esiste lo stato soprannaturale della vita come neanche i suoi inquilini. Chi è di questa opinione afferma che gli “spiriti”, non sono altro che presenze mentali originate dalla schizofrenia. Se per schizofrenico si intende lo scisso fra Bene e Male, fra Conoscenza e Ignoranza, o fra Giusto e Ingiusto, allora tutto il mondo è da ricoverare. Vi sono scissioni che in più modi e stati invalidano l’identità, e scissioni che la diversificano. Il mondo dell’arte è pieno dei diversificati da schizofrenia. In quella categoria pongo anche i medium. Si dice e/o viene detto medium, l’individuo che sta (o dice di stare) fra i due stati della vita: il naturale e il soprannaturale.
Dei due stati, è accertabile il naturale. Il soprannaturale, invece, è questione di fede. La mente razionale non crede nell’esistenza di quel mondo, e quindi, neanche su quanto si dice. Per la mente razionale, la fede (ragione della speranza, non della conoscenza) è un inverificabile delirio. Anche la facoltà medianica viene intesa così. Per quanto mi riguarda la considero una delle infinite possibilità della vita: non la escludo ma neanche la seguo. Vero è che per qualche anno l’ho fatto, e che se non l’avessi fatto avrei continuato a conoscerla per libro, non, per vita come è successo. Anche ammettendo che non sia vera l’opinione razionale sulla medianità, comunque, di quella realtà non si può provare nulla.
Mi fermo su un solo fondamentale perché: non possiamo provare nulla perché il male (come l’errore) può fingere il bene molto bene tanto quanto è male. Dal che ne consegue, che il male può essere maggiore dove è maggiore una rivelazione. L’impossibilità di accertare l’identità dell’essere (soprannaturale e/o proveniente da un delirio che sia) rende, inattendibili (spiritualmente come religiosamente parlando) anche le origini delle Religioni del Libro: non solo. Come è di inattendibile provenienza la medianità, inattendibile diventa il medium che tanto o poco se la rende atto pubblico; inattendibile, non tanto perché asservito servitore del Male (per esserlo è necessario conoscerlo e perseguirlo in piena coscienza) ma perché asservito servitore dell’errore, quando non maestro.
Ammesso quanto sostengo, chiedersi se esistono o non esistono gli spiriti è una mera perdita di tempo. Sull’argomento, infatti, ogni “toccato” crede a quello che più ama credere: e non c’è ragione che tenga. Dove la verifica di un dato essere (vuoi spirito e/o vuoi medium) è impossibile, è possibile invece, verificare l’azione concreta; ed è da quella verifica che si può capire l’effettiva sostanza spirituale, sia dell’identità influita che dell’identità influente. Anche in questo caso, però, restano inesplicabili i motivi e i fini. A maggior ragione, quindi, cautela! Accettare caramelle dagli sconosciuti è potenzialmente erroneo non solo per i bambini. Presso di noi, un medium diventa portatore di fede, tanto quanto manifesta i cosiddetti “doni dello Spirito: i carismi.
Il portatore di fede spirituale sa che lo Spirito fa un unico dono: la vita come potenza derivata dalla sua. Ogni altro dono è carisma di origine spiritica. I carismi, oltre che maggiorare la personalità del medium aureolandolo di varia santità, hanno l’implicita funzione di annulla diffidenza e/o di raccatta semplici o anime perse, vuoi per un dolore, vuoi per esistenziali confusioni, vuoi per misticheggianti ricerche: un’ipotesi non esclude le altre. I carismi non rientrano nella categoria dei volontariamente e liberamente dati. Bensì, in quella degli inevitabilmente concessi. Noi sappiamo che, fissata una data operazione e/o app, due cellulari, palmari e computer possono entrare in reciproco contatto: lo sappia o meno uno dei contattati, lo sappiano o meno chi contattano una volta avviata quella possibilità: mi venga un accidenti se mi ricordo come si chiama.
Analoga comunione succede fra la forza (spirito) di uno spirito, e la forza (spirito) del nostro. L’influsso fra spiriti (vuoi fra disincarnati che incarnati) è perennemente continuativo, perché la vita, essendo corrispondenza di stati in tutti e fra tutti gli stati, ammette la divisione fra stati solo nei casi di dolore e/o di incoscienza da ignoranza. Vista da vicino, però, quello che ci appare come una divisione per quei motivi, in realtà è solo un’attenuazione del filo (forza o spirito) che collega vita a vita. Per quanto sostengo, quindi, uno spirito soprannaturale, una volta in collegamento con uno naturale non può non passare il dono (la vita) ricevuto dallo Spirito. E’ prossimo allo Spirito, lo spirito che passa la sua forza al nostro.
Non e’ prossimo allo Spirito che nel nostro passa la sua conoscenza: cio’ che sente della sua forza. Non vi può essere percepibile passaggio, però, dove, al proposito, non vi è coscienza di quella possibilità. Ho affermato prima che il passaggio avviene per affinità di spirito. Già sappiamo poco sul nostro spirito, figuriamoci sulle possibili affinità fra spirito e spirito. Con il che intendo dire che neanche nulla sappiamo su quanto donato dagli spiriti, come nulla sanno di certo (se di incerta conoscenza di quanto hanno in coscienza) sul dono passato; le certezze che al caso diciamo di avere, altro non sono che delle soggettive convinzioni! Quando anche non chiaramente espresso, il medium diventa, volente e/o nolente, un risvegliatore di coscienza.
Di per sé non è un’opera negativa. A mio modo lo sto facendo anch’io. Quello che in genere non fanno i medium, però, è avvisare le persone influite, dei rischi insiti nel luogo del risveglio. In genere non lo fanno perché diventerebbero meno fascinosi agli occhi di un bisognoso di Oltre. Tanto più, se della loro medianità (vero o spacciata come vera che sia) ne hanno fatto un mestiere. Altrettanto vero, se ne hanno fatto una “mistica” missione. Quale il filo Arianna può portarci fuori da questo intrico fra intenti e/o convinzioni? Come accennato sopra, lo studio del Fare di un Essere. Dove il Fare dell’Essere disincarnato (ma vale anche per l’incarnato) genera (direttamente come indirettamente) il Dissidio nella sue infinite forme (funzioni, scopi palesi o impliciti, ecc, ecc) là vi è l’errore, e/o quanto può portare all’errore.
Perseguendo l’errore e/o quanto può portare all’errore, può formarsi, in primo il male (dolore naturale e spirituale da errore culturale) e nel proseguo dell’asservimento all’errore, al Male dato dal maggior errore. E’ certamente vero: l’errore può essere perseguito in buonafede sia dal medium che dallo spirito che lo comunica. A maggior ragione, quindi, è meglio non superare la soglia fra stato e stato della vita: una volta superata, infatti, non si torna più alla coscienza di prima,, e nel dopo, non sarà più possibile capire (ammesso e non concesso che prima lo sia stato) se siamo gestori di quell’esperienza, o se ancora ci ritroviamo ad esserne i gestiti. Se gestiti, da chi? E qui casca l’asino!
Comunque ricevuto dagli spiriti, il carisma non si può restituire, perché una volta aperta la coscienza (è il luogo di ogni conoscenza) non si può più rinchiudere. Al più si può tacitare, o allontanare di memoria. In ciò, allontanare e/o sopire sia gli influssi che gli effetti deleteri della medianità. Alla fine di quanto detto mi resta un’ultima domanda: per quanto di pesantemente negativo può portare, la medianità val bene una messa? Rispondere con un sì dopo tutto questo lo direi da imbecilli. Rispondere con un no, comunque è influire la vita altra, e ciò può diventare altrettanto negativo. Penso infatti, che ognuno sia la via delle proprie verità, e che la ricerca delle proprie verità non vada intralciata: lo possono fare anche le buone intenzioni. Della morale della favola giunti al punto, non mi resta che questa: l’importante è ricordare che la medianità è come il diabete: non si guarisce. Al più, si può contenere.