DEL TUTTO UN PO’

Non baso l’affermazione su conoscenze “teologiche”, bensì, per aver visto la vita a nudo. Comincerò a dirla partendo dal principio. Sarò sintetico. Breve (a torto o a ragione) lo sono stato raramente.

Vita, è stato di infiniti stati. Si origina dalla corrispondenza fra tutti e in tutti i suoi stati.

Al principio (e dello stesso Principio)

Natura

Cultura                                                                  Spirito

La Natura è il Corpo della vita comunque formato;

La Cultura è il Corpo della Mente comunque formata;

Lo Spirito è la Forza della vita comunque formata.

La Natura è il luogo del Bene;

La Cultura è il luogo del Vero;

lo Spirito è il luogo del Giusto.

Essendo prima è unica. Essendo unica è sovrana. Essendo unica e sovrana è massima. Pertanto è l’incontestabile unità fra i suoi stati. Essendo non prima, non unica, non sovrana, e non massima, la vita generata da quel principio a sua somiglianza è trinitario_unitaria. In virtù della massima corrispondenza fra i suoi stati, la vita al principio è l’Uno. In quanto Uno è il massimo luogo del Bene. In quanto massimo luogo del Bene, dal suo corpo è escluso ogni dissidio, ogni errore, e ogni male. Naturalmente, si può anche pensare che non sia così. Se così non fosse, però, la vita al principio avrebbe i suoi stati in più condizioni di stato.

In un principio, scisso dal suo stato per la presenza di più condizioni di vita, quale la prima, la sovrana, la massima? Ammessa l’ipotesi, quale parte della scissione in un principio può dirsi il Principio? Nessuna, se non ammettendo che al principio non esiste alcun principio. Quello che è inconcepibile per tutte le religioni, è inconcepibile per la ragione che, necessariamente, segue i significati delle parole. Anche per la ragione, quindi, al principio non può non esserci che un solo Principio. Dicevo che la vita al principio è corrispondenza di stati fra ciò che gli è Bene, Vero, e Giusto. Di quelli a sua somiglianza, è così anche nel nostro principio. Sia nel principio del Principio che nel nostro, la corrispondenza fra gli stati è possibile tanto quando nulla li separi, vuoi per contrastante misura di bene, vuoi per contrastante misura di vero, vuoi per contrastante misura di giusto.

Ne consegue, quindi, che l’unità dello stato di vita al principio é permessa dalla massima misura di bene, dalla massima misura di vero, dalla massima misura di giusto. Nella vita a sua somiglianza, invece, il suo stato è trinitario tendente all’unitario che raggiunge secondo infinite ma mutevoli misure dello stato. Oltre non può, non per qualche evangelica e/o biblica condanna, ma solo perché non è e non potrà mai essere il Principio (la Parola) che ha originato la vita. La condizione di somiglianza, invece, ci consente di essere le parole (stati della vita) che originano parole: stati della vita. Il raggiungimento della misura fra stati è permesso, necessariamente, dalla mediazione fra gli stati.

La mediazione permette agli stati naturali, culturali e spirituali della vita, di raggiungere l’equità fra gli stati. In virtù della raggiunta equità, la vita della somiglianza procede il suo corso senza dolore naturale, senza errore culturale, senza dissidio spirituale. Ovviamente, lo raggiunge per quanto il suo corpo è, per quanto la sua cultura conosce, per quanto il suo spirito è in pace.

Quale fra i tre principianti stati inizia il processo di mediazione? Essendo massima unità fra i suoi stati, il processo di raggiungimento fra i suoi stati è sommamente Paracleto. Ne consegue inconoscibile lo stato sommamente iniziatore. Nel nostro stato, invece, il processo dell’iniziale mediazione si origina dall’emozione prevalente.

Può essere quella di un bene che si sentono gravate da situazioni che non sente giuste perché a suo sentire non vere, e quindi, fonte di dolore che può portare alla depressione e/o esaltazione della vita;

può essere quella di un vero che sente il suo bene gravato da situazioni non giuste, e quindi, fonte di dolore che può portare alla depressione e/o esaltazione della vita;

può essere quella della giustizia che sente gravata la sua forza (il suo spirito) da situazioni false per il suo bene, e quindi fonte del dolore che può portare alla depressione e/o esaltazione della vita.

Il dolore é il male naturale e spirituale da errore culturale. La depressione e l’esaltazione sono le “voci” dello Spirito; della nostra forza. Nella nostra vita, quindi, è Paracleto, tanto quanto la sua presenza ci porta alla Giustizia che ci porta al Bene, che ci porta al Vero. Nell’opera della Vita al principio, invece, è la forza che egualmente opera dagli altri stati egualmente operato. Si può dire, quindi, che al principio (e nello stesso principio) lo Spirito è il mediatore egualmente mediato. Dato al principio quello che è suo, e dato al nostro principio quello che è nostro, Lo Spirito è mediatore mediato anche in noi. Non lo può essere, tanto quanto, “non per orecchio” non l’ascoltiamo.

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